Avraham Sutzkever e il ‘suo’ Acquario verde

Non ha avuto molta risonanza in Italia la notizia della morte nella sua casa di Tel Aviv, del poeta Avraham Sutzkever, una delle ultime grandi voci della letteratura yddish, grande amico di Marc Chagall e oggetto di ammirazione di Boris Pasternak. Nato nel 1913 a Smorgon, nell’allora Impero Russo, deportato da bambino in Siberia con la famiglia dal regime bolscevico, Sutzkever cominciò a pubblicare versi negli anni ’30 e fu annoverato quasi subito fra i classici della poesia yiddish. Rinchiuso dai nazisti nel ghetto di Vilnius nel 1941, fuggito dalla reclusione e protagonista della lotta partigiana, rifugiato a Mosca e poi a Lodz e infine emigrato in Palestina nel 1947, continuò a difendere il patrimonio culturale yiddish anche nel nuovo Stato di Israele, dando vita negli anni successivi ad associazioni e circoli letterari e proseguendo a scrivere nella lingua madre sino alla morte. La casa editrice Giuntina presenterà il 18 febbraio un suo inedito in lingua italiana, dal titolo ‘Acquario verde’. Il libro racconta gli ultimi giorni del ghetto di Vilna e la caccia dei nazisti agli ultimi sopravvissuti. Con uno stile evocativo e poetico Sutzkever crea un mondo primordiale e senza Dio, in cui la prospettiva è tutta rivolta ai perseguitati e alla forza morale che oppongono al male radicale e disumanizzato dei persecutori che viene relegato in un’oscurità indistinta e minacciosa. È la poesia a incarnare le forze umane di salvezza e al tempo stesso è testimone del coraggio di tutti i piccoli eroi senza nome che combattono contro le forze della distruzione.