…Giorno della Memoria

In Italia, a dieci anni dalla sua istituzione il “Giorno della Memoria”, gode di un consenso unanime. Potrebbe essere un segnale eccezionale, ma istintivamente diffido. Vorrei che si facesse un bilancio e un’analisi del contenuto culturale che questa unanimità esprime, intorno a che cosa si costruisce, che cosa esalta, che cosa dimentica e che cosa non nomina. In un Paese che è diviso su tutto, che non ha mai trovato un simbolo, un luogo e una procedura per ricomporre le proprie fratture, questo consenso mi sembra falso, artificiale e foriero di altre ricomposizioni che hanno per obiettivo l’oblio, comunque la “normalizzazione” delle scene scabrose e inquiete della storia passata. Tutto ciò ha ancora più significato se si considera che noi viviamo in una fase storica in cui il passato non è definitivamente consegnato allo studio o alla riflessione pacata, ma è oggetto di continue rivendicazioni da quanti ne comprendono l’importanza come fonte di identità e di potere. Una condizione che innalza la mia diffidenza perché una replica, se non efficace certo significativa e lodevole, sarebbe la rivendicazione dell’autonomia della cultura dal potere. Una condizione che in Italia ha rappresentato, e ancora oggi rappresenta, l’eccezione più che la regola.

David Bidussa, storico sociale delle idee