Qui Torino – Bruno Schulz e la Memoria
Continua il filone di Bruno Schulz, vetta indiscussa della letteratura europea del secolo scorso, cui sono dedicate le principali iniziative patrocinate dalla Comunità Ebraica di Torino per il Giorno della Memoria 2010, frutto di un’intensa collaborazione con la Comunità polacca. Nei giorni scorsi si è tenuta, nei locali della Comunità, una prestigiosa lectio magistralis incentrata su questa figura.
Bruno Schulz, insegnante ginnasiale, pittore, scrittore ebreo polacco, nacque nel 1892 nella città di Drohobycz, in Galizia, una regione allora entro i confini dell’impero austro-ungarico e oggi dell’Ucraina. Fu ucciso in circostanze misteriose dalla pistola di un gerarca nazista, nel ghetto della sua città natale. Correva l’anno 1942. Della sua opera artistica non rimangono che due raccolte di racconti, Le botteghe color cannella (1932) e Il Sanatorio all’insegna della Clessidra (1937), qualche decina di saggi, articoli, recensioni, nonché molti disegni e schizzi. Queste pur poche pagine sono sufficienti a rivelare la grandezza della sua penna. Il suo romanzo Messia invece andò perduto durante la guerra. Nessuno ne conosce la trama.
In settimana è avvenuta l’inaugurazione della mostra dei suoi disegni, L’epoca geniale di Bruno Schulz, visitabile fino al 7 febbraio presso il Teatro Ragazzi, realizzata dalla Comunità Ebraica insieme al Consolato polacco, Onda Teatro e alla Fondazione Teatro Ragazzi. Al termine di un corso di formazione incentrato sulla figura di Schulz, tenuto da Krystyna Jaworska e Sarah Kaminski (Università di Torino), Guido Massino (Università del Piemonte orientale) e Anna Salmon Vivanti, la traduttrice in Italia di Bruno Schulz, è avvenuta l’inaugurazione della mostra. Bobo Nigrone e Francesca Rizzotti della compagnia Onda Teatro hanno interpretato di fronte ad un folto pubblico alcuni estratti dei racconti di Schulz. In sala, al Teatro Ragazzi, erano presenti autorità del mondo ebraico e non: il Console delle Repubblica di Polonia in Milano Krzysztof Strazalka, l’assessore alla cultura della Regione Piemonte Gianni Oliva, il suo collega del Comune di Torino Fiorenzo Alfieri, la vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti e il presidente della Comunità Ebraica di Torino Tullio Levi. Al termine dei discorsi ufficiali alcuni ragazzi della Comunità polacca hanno guidato il pubblico nella visita alla mostra.
L’esposizione raccoglie i suoi famosi autoritratti e molte incisioni. Sono inoltre presenti 23 pannelli didascalici che illustrano la vita in Galizia al tempo di Schulz, i legami dell’artista con le avanguardie europee tra le due guerre mondiali e i rapporti tra le opere grafiche di Schulz e i suoi scritti.
La lezione è stata condotta da eminenti studiosi: Jerzy Jarzebski (Università Jagellonica di Cracovia), Stefano Levi Della Torre (Università di Milano), Anna Salmon Vivanti e Krystyna Jaworska. Un numeroso pubblico, per lo più esterno alla Comunità ebraica, ha così avuto modo di approfondire uno degli autori più significativi della letteratura ebraica. Grandi nomi come David Grossman e Philip Roth si sono ispirati a lui. Il primo dei due ha fatto rivivere Schulz nel suo romanzo di successo Vedi alla voce: amore. In un’ampia ricostruzione che Grossman ha fatto della personalità di Schulz, pubblicata il medesimo giorno da l’Espresso e dal New York Times, l’israeliano scrive: “Leggendo Schulz capii di aver trovato la chiave con la quale avrei potuto scrivere della Shoah. Non scrivere della morte e dello sterminio, ma della vita, di ciò che i nazisti avevano distrutto in maniera meccanica e su vasta scala. E non di una vita trascorsa fiaccamente, ma di una come quella che Schulz ci insegna nei suoi libri: in ogni pagina, in ogni suo brano, la vita esplode ed è degna di questo nome”.
L’epoca geniale di cui scrive Schulz è la radice della vita, l’istinto torrenziale, primordiale, fanciullesco. Una dimensione perduta, agognata, un’inguaribile speranza in un significato.
“Che è mai quest’epoca geniale e quando fu?”, si chiede lo scrittore, e i suoi lettori con lui.
Se ne parla in questi giorni, opportuna questione nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria.
Manuel Disegni