Memoria – Massimo Della Pergola, in campo per la dignità dell’uomo

Quale modo migliore di raccontare ai giovani le vessazioni subite dagli ebrei o dai nemici del regime durante il nazifascismo se non attraverso quello straordinario linguaggio universale che è lo sport? È con questo intento che la Regione Toscana ha realizzato, in collaborazione con Freetime Communication, “Storie di sport al tempo delle leggi razziali e del nazismo”, un video in cui raccontano le storie di sei celebri personaggi del mondo dello sport di quegli anni, finiti nei campi di concentramento oppure condannati ad un forzato oblio. Il video, proiettato nell’Aula Magna dell’Istituto Leonardo da Vinci di Firenze davanti ad una platea composta da oltre un centinaio di studenti e professori, è stato trasmesso in contemporanea in molti altri istituti scolastici cittadini. In sala erano presenti, tra gli altri, l’assessore alle politiche sociali della Regione Gianni Salvadori, il direttore generale del dipartimento cultura e istruzione Ugo Caffaz, il direttore del Guerin Sportivo Matteo Marani ed il giornalista Massimo Sandrelli.
A partire da oggi, vi racconteremo le storie di alcuni di questi personaggi.

MASSIMO DELLA PERGOLA
Nato a Trieste nel 1912, è stato uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani del secolo scorso. Firma storica della Gazzetta dello Sport, ha ricoperto per dodici anni (dal 1977 al 1989) l’incarico di segretario generale dell’associazione internazionale della stampa sportiva (Aips). Ma Della Pergola è noto, soprattutto, per essere stato l’inventore del Totocalcio, il gioco che da decenni appassiona milioni di italiani, che ogni domenica si recano nelle ricevitorie del Belpaese con la speranza di azzeccare il tredici vincente. L’idea di inventare un gioco che potesse ridare slancio ed entusiasmo ad un paese martoriato da anni di guerra e dittatura spietata, nacque nel giornalista triestino mentre era internato nel campo di Pont de la Morge, in Svizzera, dove si trovava dal 1944, dopo essere scappato dall’Italia in seguito alle persecuzioni razziali. Concorsi del genere esistevano già in altri paesi europei, ma Della Pergola rielaborò la loro formula per renderla più adatta al campionato italiano e alla mentalità degli scommettitori nostrani. 12 partite da indovinare (successivamente sarebbero diventate 13) e tre segni a disposizione (1-X-2): una combinazione che avrebbe fatto la storia. Una volta terminata la guerra, iniziarono le prime difficoltà per mettere in pratica l’ambizioso progetto: mancavano i soldi e mancava la fiducia negli industriali italiani a cui l’ex numero 21915 del campo di Pont de la Morge si rivolse in cerca di un finanziamento. Decise pertanto di fare da solo e, investendo parte dei suoi risparmi, fondò la SISAL (Sport Italia società a responsabilità limitata). Si unirono a lui, in questa avventura, i due colleghi svizzeri Fabio Jegher e Geo Molo, che aveva conosciuto durante il suo periodo di internamento nel paese elvetico. La SISAL firmò, in data 16 gennaio 1946, un contratto di appalto, della durata di due anni, con il Coni. Trascorsero quattro lunghi mesi, necessari per organizzare la rete di vendita e per risolvere alcuni intoppi burocratici, ma poi il primo concorso venne finalmente lanciato (avrebbe assunto la denominazione di Totocalcio solamente a partire dal 1948). All’inizio parve un flop. Su cinque milioni di schedine messe in circolazione, ne furono giocate solamente 34000: in pratica ci fu una resa del 99%. Fortunatamente, l’impiegato milanese Emilio Biasetti indovinò la combinazione vincente, aggiudicandosi l’intero montepremi. La notizia della vincita ingente (quasi 500000 lire) ebbe l’effetto traino di attirare un numero crescente di scommettitori sin dalla domenica successiva, tanto che, nel giro di pochissimo tempo, gli italiani in fila alle ricevitorie diventarono centinaia di migliaia: era nato un gioco che da allora avrebbe fatto parte del rito calcistico domenicale dell’italico tifoso. Allo scadere dell’appalto, però, arrivò la doccia fredda per i tre coraggiosi investitori. La gestione del concorso, infatti, venne affidata direttamente al Coni. Ai fondatori della SISAL, che vanamente intentarono una causa al Ministero dell’Interno, restò la gestione del Totip, il concorso, parto anch’esso della geniale mente di Della Pergola, dedicato alle corse dei cavalli. Ma l’amarezza per una decisione giudiziaria alquanto discutibile fu probabilmente decisiva nel volontario allontanamento di quest’ultimo dal mondo delle scommesse, che avvenne nel 1954. Da quel momento tornò ad occuparsi di giornalismo, seguendo dagli spalti le principali manifestazioni sportive internazionali (quattordici Olimpiadi e undici Mondiali di calcio). Divenne inoltre presidente della Federazione Italiana Maccabi e dal 1961 al 1989 guidò tutte le delegazioni nazionali in Israele. È morto nel 2006, alla veneranda età di novantaquattro anni.

Adam Smulevich