Qui Firenze – L’israeliana Maya Bloch debutta all’estero con Fabricated Life
Apre al pubblico la project room della Sangallo Art Station, galleria di recente apertura che da qualche mese è entrata a far parte del panorama culturale e artistico fiorentino. Ad inaugurare il nuovo ambiente, in cui verranno valorizzati alcuni dei principali talenti emergenti a livello internazionale, è stata la pittrice israeliana Maya Bloch, alla sua prima personale all’estero. Il suo Fabricated Life, una serie di lavori su carta e su tela che alcuni visitatori hanno trovato “sconvolgenti”, è destinato ad avere un “grande successo”, come prevede Martina Corgnati, curatrice dell’evento (e anche della mostra omaggio a Daniel Spoerri allestita nella galleria principale dell’edificio). Anche perché, dopo la grande abbuffata concettuale e post concettuale degli ultimi anni, “sembra ritornare un certo interesse verso la pittura”. E Maya ha tutto per catalizzare questo interesse. Nonostante la giovane età, infatti, “è già una certezza in campo artistico”.
Nata nel 1978 a Beer Sheba, ma residente da tempo a Tel Aviv, Maya è stata scoperta dalla Cargnati l’estate scorsa, grazie alla segnalazione di Zibi Geva e in occasione di un viaggio di studi in Israele. “L’impatto con i suoi dipinti è stato molto forte – racconta – tanto che ho deciso immediatamente di portarla a Firenze”. A colpirla, in modo particolare, la sua capacità ritrattistica e il suo gusto personalissimo nel reinterpretare le immagini da cui prende spunto, che mostra la familiarità della giovane israeliana con la storia dell’arte, “specie con quel filone interpretativo del personaggio e della società che da Holbein e dai fiamminghi discende sino a Goya e Manet”.
Maya, quando hai iniziato a dipingere?
Nel momento in cui ho capito che l’arte è una cosa viva.
E quando lo hai capito?
Circa tre anni e mezzo fa. All’epoca i miei due bambini frequentavano il kindergarten. Ho provato a mettermi nei loro panni, cercando di vedere il mondo con i loro occhi. La pittura è stato il mezzo attraverso il quale descrivere la distorsione della realtà tipica dell’infanzia.
Poi cosa è successo?
Ho conosciuto quello che sarebbe stato il mio futuro maestro: Zibi Geva.
Sei stata la sua assistente?
Sì, e lo sono tuttora.
Che ricordi hai dei tuoi primi tempi nello studio di Geva?
Molto emozionante. Ho avuto l’onore di completare alcuni dei suoi quadri.
Cosa facevi prima di dedicarti alla pittura?
Mi occupavo dell’arte esclusivamente da un punto di vista teorico. Non avevo mai preso in considerazione, fino ad allora, l’idea di passare dallo speculativo al pratico.
Come nasce un tuo dipinto?
Innanzitutto vado in giro per i mercatini – adoro i mercatini – alla ricerca di vecchie foto, spesso di persone già morte da tempo.
Come fai a sapere che sono morte?
Sono immagini in bianco e nero.
Utilizzi anche foto tue o della tua famiglia?
No, mai. Solo quelle degli altri.
E poi cosa fai?
Non saprei neanche dirti cosa succede, avviene tutto quasi automaticamente. Mi metto davanti alla tela e dipingo.
A chi ti ispiri?
Ad essere sincera sono un’autodidatta. Tutto quello che vedi nei quadri è dentro di me.
Non hai un modello?
Certo che ce l’ho. Tutta la storia dell’arte, dalle origini fino ai contemporanei. Ma quando dipingo cerco di isolarmi e di non farmi influenzare da nessuno.
Il tuo artista preferito?
Così su due piedi ti direi Caravaggio.
In questi giorni ti trovi in una città dove l’arte si respira in ogni strada e piazza. Mi offendo se non citi nessun fiorentino.
La città è bellissima, non ti preoccupare: I love it.
Grazie, per noi fiorentini è importante sentirsi dire queste cose. Siamo molto orgogliosi della nostra storia.
Anche io di quella della mia città “adottiva”: chiedimi qualcosa di Tel Aviv.
Ti piace?
È il posto più pazzo del mondo. Pazzo nell’accezione positiva del termine, ovviamente. Sono molto contenta di viverci.
Da dove viene il cognome Bloch?
Dall’Ungheria. Ma ho anche origini russe.
Hai ereditato da qualche familiare questa tua vena artistica?
Probabilmente da mia madre. Le piaceva dipingere, poi sono nata io e ha smesso.
La tua tecnica assomiglia alla sua?
No, per niente. Lei dipingeva ad acquerello e il suo soggetto preferito erano i fiori. A me, invece, piace ritrarre esseri umani.
Qualche altro familiare artista?
Mio fratello minore Yoni.
Cosa fa?
È un musicista. In Israele è molto famoso.
Torniamo alla pittura. Quanto tempo impieghi per realizzare un quadro?
Sono abbastanza veloce. generalmente due ore o giù di lì. Ma può succedere che ci metta una settimana.
Dove dipingi?
Nel mio studio, che è su un tetto.
Che buffo, io abito in un tetto. Non so mai se chiamare il mio appartamento un loft, che fa più figo, o una mansarda.
Sono i grandi dilemmi della vita.
Davvero. Lo studio si trova all’interno della tua casa?
No, è in tutt’altra zona.
Sei da sola mentre dipingi?
Sì, non voglio nessuno attorno. Sono già sufficientemente circondata dal caos.
Sei disordinata?
Disordinata? È troppo poco. Di-sor-di-na-tis-si-ma.
Prendi il pennello in mano e dopo cosa succede?
Riproduco quello che vedo nella foto: ma a modo mio. Poi, una volta terminato, mi metto a rovinare il quadro qua e là. Provo una grande gratificazione nel farlo, soprattutto se mi è venuto particolarmente carino. Delle volte mi piace fare dei collage.
Cioè?
Metto nello stesso quadro persone “rubate” da fotografie diverse.
C’è un ambiente o una scena in particolare che ti piace dipingere?
Persone sedute a tavola.
Questa è la tua premiere assoluta fuori da Israele. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A novembre terrò una personale a New York, la città più vibrante per tutto ciò che riguarda l’arte contemporanea.
Come resti aggiornata su quello che succede nelle gallerie e nelle mostre che si tengono in giro per il mondo?
Passo tanto di quel tempo su Youtube che neanche puoi immaginare.
Ed è la stessa cosa?
Non è come essere presente nella sala di un museo o di una galleria ma poco ci manca.
MAYA BLOCH – FABRICATED LIFE (fino al 20 marzo 2010)
Galleria San Gallo Art Station
Via Fra’ Giovanni Angelico 5r
Martedì-sabato: 10.00 – 13.00 e 16.00 – 20.00
Chiuso domenica e lunedì
Ingresso libero
Adam Smulevich