Memoria – Milano, la sfida della rinascita

“In questo storico edificio tornò a vita dopo lo scempio delle persecuzioni fasciste e naziste la Comunità ebraica di Milano. Qui furono attivi tra il 1945 e i primi anni ’50 un luogo di culto, un centro di accoglienza profughi. Qui decine di migliaia di ebrei strappati alle loro case e alle loro famiglie trovarono amorevole assistenza, rifugio, sostentamento, cure mediche, notizie di familiari dispersi. Per molti fu da qui organizzato l’approdo alle sponde della Terra Promessa”.
Con queste parole la targa commemorativa apposta oggi nel cortile di Palazzo Odescalchi in via Unione 5, oggi in uso alla Polizia di Stato, ricorda i giorni della rinascita dell’ebraismo milanese alla fine della seconda guerra mondiale.
Alla cerimonia hanno partecipato le autorità locali civili e militari, oltre a quelle della Comunità ebraica.
Circondati dalle fotografie tratte dall’archivio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea che, esposte nel cortile, ritraggono la vita quotidiana, i pasti, il dormitorio, i momenti di festa, gli oratori hanno sottolineato come la rinascita ebraica di quei giorni abbia rappresentato la vittoria contro coloro che avrebbero voluto dedicare all’ebraismo un “museo del popolo estinto”.
A raccogliere il testimone della sinagoga che era stata costituita in via Unione è stato il tempio Beth Shlomo She’erit Haplità (She’erit Haplità,“il resto dei sopravvissuti”) che oggi ha sede nell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele. Un’eredità non solo metaforica, visto che l’Aron Hakodesh del Beth Shlomo, l’armadio in cui vengono custoditi i rotoli della Torah, è ancora quello che i soldati della Brigata ebraica donarono allora alla comunità milanese. Proveniva dal campo di concentramento di Ferramonti in Calabria e risalì la penisola insieme agli Alleati per essere utilizzato nella sinagoga militare.
Oggi il Beth Shlomo rischia di chiudere per mancanza di fondi, nonostante si stia cercando un accordo con le autorità cittadine per salvare questo fondamentale luogo di memoria viva.
Condiviso è stato l’auspicio che la vicenda si possa chiudere al più presto in modo positivo.

Rossella Tercatin