Memoria – Trieste, uno sguardo diverso sui tempi dell’orrore
E’ stato il filo di un ricordo pieno di forza e di vitalità a percorrere le iniziative promosse dalla Comunità ebraica di Trieste per il Giorno della Memoria. Oltre alle cerimonie alla Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio operante in Italia, cui ha partecipato il Presidente del Senato Renato Schifani, (nell’immagine accolto dal rabbino capo di Trieste Itzhak David Margalit) in programma un doppio appuntamento con la presentazione de La Porta di Sion, il libro del fumettista Walter Chendi che nella Trieste del ’38 immagina, all’indomani delle leggi razziali, amori e avventure del giovane Jacob Ferrara che s’imbarcherà alla volta della Palestina.
A seguire la testimonianza di Hanna Kugler Weiss, nata a Fiume e deportata sedicenne a Birkenau insieme alla mamma, le due sorelle e gli amati nonni. Sopravvissuta insieme alla sorella maggiore Hanna per la prima volta, in occasione del Giorno della Memoria, porta la sua testimonianza (narrata anche nel volume Racconta! edito da Giuntina) a Trieste, città che nell’autunno del ’43 fu tappa della disperata e vana fuga della sua famiglia alla volta della Svizzera.
Ad accomunare idealmente i due momenti della manifestazione, nella sala esposizioni del Museo della Comunità ebraica Carlo e Vera Wagner, la voglia di accostarsi agli anni della Shoah con uno sguardo diverso. A colpire, nel racconto di Hanna Kugler Weiss, che dal 1949 vive in Israele, sono infatti l’innocenza e la freschezza della ragazzina che in viaggio verso Auschwitz patisce la promiscuità sul vagone e una volta giunta a destinazione prova una vergogna profonda a spogliarsi e a vedere senza abiti l’amica della madre. Ma proprio nella forza vitale della giovinezza e nel legame con la sorella maggiore Ghisi, che insieme a lei sopravvivrà, Hanna troverà la capacità di andare avanti. “Mi sono concentrata per non perdere le energie – ricorda – Non devo piangere, mi ripetevo, non devo commiserarmi, devo sempre rialzarmi”.
La testimonianza della signora Weiss è stata accompagnata dagli interventi dello storico Stefano Fattorini e del direttore del Museo Ariel Haddad. Musiche a cura di Davide Casali.
Di tutt’altro sapore la vicenda costruita dalla fantasia di Walter Chendi intorno al giovane Jacob Ferrara che, in una Trieste sapientemente ricostruita in centinaia di dettagli d’epoca, scopre la violenza del razzismo e l’amore e sceglie infine di lasciare il nido a bordo di una delle tante navi che in quegli anni dalla città (per questo definita “Porta di Sion”) giungevano in Palestina cariche di ebrei in fuga dall’Europa centrale e orientale. Una storia lieve perché, come sottolinea Chendi, “anche le più grosse questioni politiche possono passare sopra la testa di un giovane tutto intento a scoprire le ragazze, dove vivrà, quale lavoro farà”. Un modo d’immaginare un altrove possibile sullo sfondo di una Trieste ebraica disegnata con passione e grande verosimiglianza grazie a ripetuti sopralluoghi e incontri con esponenti della Comunità oltre che a numerose letture. Una selezione delle tavole più suggestive è esposta al Museo. Il volume La Porta di Sion (edizioni Bd, 108 pp., 12 euro) è stato presentato dall’autore con Valerio Fiandra e Luca Enoch, illustratore e grafico.
Daniela Gross