Memoria – Milano, la vergogna di Fossoli
Milano ha celebrato il Giorno della Memoria con numerose iniziative in questa settimana, con grande interesse da parte del pubblico e delle autorità. Il Binario 21, il carcere di San Vittore, teatri e scuole, per conferenze, spettacoli e commemorazioni. La città ha ricordato, si è sforzata di dimostrarsi diversa da quella che 65 anni fa rimase indifferente di fronte alla persecuzione e alla deportazione di innocenti.
A concludere gli eventi legati alla Memoria è stata la serata dedicata alle vicende del campo di concentramento di Fossoli, in provincia di Modena, istituito dalle autorità italiane, gestito da italiani, dove furono internati 2845 ebrei, arrestati in gran parte dalle forze dell’ordine italiane.
Davanti al pubblico che ha completamente riempito l’Auditorium della Provincia, si sono susseguiti i discorsi delle autorità locali introdotti da Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera e presidente della Fondazione Memoriale della Shoah, organizzatrice della serata insieme alla Comunità ebraica, e alle Fondazioni Cdec, Ex-Campo Fossoli e Figli della Shoah.
Il presidente della Regione Roberto Formigoni, il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei e del Consiglio comunale Manfredi Palmeri hanno espresso la loro vicinanza alla Comunità ebraica e l’orgoglio delle loro istituzioni nel partecipare attivamente alla formazione di una memoria viva, che guardi al futuro e si trasmetta alle nuove generazioni. Hanno portato il loro saluto il presidente della Comunità ebraica di Milano Leone Soued e il rabbino capo Alfonso Arbib. Il rav ha ricordato come la parashah (il brano della Torah che viene letto ogni settimana) del prossimo Shabbat coincida con quella del 27 gennaio 1945, giorno della liberazione di Auschwitz, che fu proprio di sabato. Una parashah in cui si legge dell’uscita degli ebrei dall’Egitto, quindi la fine di una terribile persecuzione, ma viene narrato anche l’attacco di Amalek, frutto di un odio immotivato, che è diventato il simbolo dell’ostilità nei confronti del popolo d’Israele nei secoli. “Ricordati quello che ti ha fatto Amalek” viene detto.
I momenti toccanti sono stati molti, a partire dalle vibranti esecuzioni di due giovani pianisti, i fratelli Vincenzo e Francesco De Stefano, che hanno aperto e chiuso la serata con il “Kaddish” di Maurice Ravel e “La moldava” di Bedrich Smetana, da cui si ispirò l’Hatikva, (La speranza), inno dello Stato di Israele.
Grandissima è stata la commozione nel vedere una parte del documentario su Fossoli realizzato dagli storici Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto nel 2007, e ancora maggiore nel sentire le testimonianze dirette di alcuni dei protagonisti presenti in sala, Fausta Finzi, Giorgio Sealtiel e Nedo Fiano, che ha parlato a lungo raccontando della sua esperienza a Fossoli, del viaggio verso Auschwitz, della separazione dalla madre.
Liliana Picciotto, responsabile di ricerca presso la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, ha infine presentato il suo libro “L’alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944”, Mondadori 2010, con Prefazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Non posso fare a meno di sottolineare le gravi responsabilità dell’apparato amministrativo italiano – ha spiegato la storica – Loro sapevano. Nell’archivio del Comune di Fossoli sono rimasti tanti documenti rilevanti. Fra tutti, sono importanti le fatture delle ditte che fornivano l’approvvigionamento alimentare al campo. È impressionante vedere come gli importi diventino più alti in corrispondenza delle partenze dei convogli. Pane e marmellata per un viaggio che durava giorni, senza acqua”.
Rossella Tercatin