…indennità
La storia, la riporta Il Giornale di oggi, ha del surreale, non in sé, perché basta guardare il modo in cui nella storia italiana è avvenuta la reintegrazione degli ebrei dopo le leggi del 1938 per accorgersi che non vi è nulla di nuovo, ma perché la sentenza è stata resa pubblica il 27 gennaio 2010, giornata della Memoria. La Corte dei Conti della Lombardia ha infatti sancito, in riferimento ad una richiesta di indennità di una signora ebrea sottoposta alle norme discriminatorie antiebraiche del 1938 e poi deportata che “la mera soggezione alla normativa antiebraica non è sufficiente a integrare la fattispecie persecutoria degli atti di violenza”. La signora in questione, nel frattempo deceduta, deve quindi rinunciare all’indennità di 350 euro (dicasi 350!) prevista dalla legge. E noi, proprio nel Giorno della Memoria, abbiamo imparato che non basta perdere i diritti, essere espulsi da scuola, perdere il posto di lavoro, non potere avere un annuncio mortuario sui giornali né poter andare in villeggiatura (e molto potremmo continuare), per essere dei perseguitati. Quanto alla deportazione prove ci vogliono, che diamine! ce l’aveva, la signora, la dichiarazione firmata e timbrata del comandante del lager dove era stata deportata, da cui risultasse con sufficiente chiarezza la durata della sua deportazione?.
Anna Foa, storica