…l’antisionismo

Chiusa la scenografia complessiva del Giorno della Memoria, restano sul campo alcune questioni su cui è bene non distrarsi. Francesco Germinario, uno storico di grande qualità ha di recente pubblicato un libro (“Costruire la razza nemica”, UTET) su cui vale la pena riflettere. Il periodo considerato è quello a cavallo tra fine Ottocento e primi venti anni del Novecento. Il materiale documentario su cui Germinario ha costruito il suo libro è costituito da opuscoli, articoli di giornale, testi pubblicati. In breve linguaggio pubblico in cui l’antisemitismo in formazione nasce da una condizione di vittimismo, percezione della “decadenza”, espulsione del conflitto sociale, teoria del complotto. Insomma il socialismo degli imbecilli, avrebbe detto August Bebel. Una condizione che a più di cento anni di distanza non recede anzi si rinnova. Quando – come sempre più spesso accade di leggere su internet o nei blog di discussione che circolano in rete – i toni e gli argomenti della critica a comportamenti e scelte di governi d’Israele esprimono una condanna esorcistica del Sionismo come potenza mondiale, e una sostanziale indifferenza ai problemi della popolazione “anche” d’Israele, allora si può ritenere che quello a cui stiamo assistendo sia la metamorfosi e la trasformazione dell’antisemitismo come socialismo degli imbecilli, verso l’’antisionismo come “antimperialismo degli imbecilli”. Anche per questo il libro di Germinario è utile. Non solo per sapere come potrebbe finire, ma, soprattutto, per capire quale sia l’alchimia culturale, emotiva e mentale originaria. Ovvero “come comincia”.

David Bidussa, storico sociale delle idee