…antisemitismo

La pacata riflessione fatta ieri su queste pagine da Guido Vitale sul rapporto del Centro di documentazione ebraica contemporanea sull’antisemitismo e il pregiudizio mi trova del tutto d’accordo. Ripreso con clamore dalle agenzie di stampa nel Giorno della Memoria, il rapporto era già di un anno fa e l’enorme, incredibile dato del 44 per cento degli italiani antisemiti, si riferiva, come ci spiega appunto uno dei suoi autori, Betti Guetta, ricercatrice del CDEC, all’insieme di sentimenti di ostilità e di pregiudizio che pervade la società italiana, non a un vero e proprio antisemitismo, dato che è dell’11 per cento, cioè non superiore a quanto viene dagli esperti considerato “fisiologico”. Voglio con questo dire che l’antisemitismo non c’è o che è privo di rilevanza? No, affatto. Sono anzi ben consapevole della diffusione del razzismo, dell’antisemitismo, del negazionismo, dell’antisionismo tanto di sinistra che di destra, come ci testimoniano numerosissimi siti sul Web. Credo che dobbiamo seguire con molta attenzione il fenomeno, ma mettersi a strillare che quasi la metà degli italiani è “antisemita” è innanzitutto falso, e poi anche assolutamente controproducente. Perché rappresenta una rinuncia ad agire, a lavorare per stanare e sradicare il pregiudizio, per spiegare e demolire il razzismo. Razzismo contro tutti, non solo antisemitismo. Se davvero credessi che metà degli italiani è antisemita, non mi resterebbe che fare le valige, se non per me certo per i miei figli e nipoti. Il clamore non ha mai giovato alle inchieste di questo genere, rendendole, da strumenti di analisi quali sono, oggetto di mera deprecazione. Lanciare alte grida non serve, c’è bisogno di lucidità, rigore nell’analisi, voglia di trasmettere valori e conoscenze. E il chiasso non giova alla conoscenza, soprattutto quando il chiasso deforma e amplifica senza limiti i dati, creando panico invece che consapevolezza.

Anna Foa, storica