Artifici delle opinioni
Un silenzio assordante potrebbe essere l’espressione che si attaglia al vuoto di notizie che i giornali ‘democratici’ hanno scelto per raccontare l’escalation della politica estera iraniana di questi giorni. Il niente. Come in una sorta di stampa sovietica e di continuato opinionismo subliminale, nessuna parola sulle minacce iraniane di questi giorni: dalla distruzione di Israele, definito un problema vicino alla soluzione; all’aumento al 20 per cento dell’uranio arricchito; non una virgola su un caso giallo da poliziesco internazionale: cosa significhi la promessa dell’Aiatollah di una bella sorpresa per il giorno di giovedì: oggi – tocca ferro. Di tutto questo si è invece accorto Obama. Lui pensa, lui parla, lui tenta di fare qualcosa, lui ci mette la faccia, e anche se purtroppo sbaglia, in ogni caso fa. L’Unità ha ben altro da fare. C’è da costruire un’innovativa politica di opposizione, si occupa della vita, e domani la verità finalmente esce a tutta pagina: in redazione ci sono le formiche e Berlusconi fa finta di nulla. Così stanno le cose, e ormai non possiamo più parlare di silenzio assordante. C’è che una parte rilevante di un minuscolo grande mondo cammina con lo sguardo senza sguardo. Nel momento non casuale in cui Berlusconi è andato in Israele e ha detto ‘sono vostro amico’, spezzando l’isolamento relativo derivante dalla politica americana, assai meno amica di un tempo di Israele, in quello stesso momento le cosiddette grandi testate sono divenute cieche. Del resto è da tempo che la sinistra italiana ha scelto il buio artificiale, l’intelligenza artificiale, gli intellettuali artificiali, il giornalismo artificiale e, per aspera ad astra, le primarie artificiali. Ma forse parlare di artificiale è troppo, diciamo pure fittizio.
Il Tizio della Sera