…Il Giornale

“Il giornalista, come noto, non è cattolico. È di religione ebraica e non si è mai sognato di imbastire una puntata simile a quella di lunedì sera sul più grande scandalo finanziario degli ultimi anni, quello che ha visto come protagonista Bernard L. Madoff, ebreo, recentemente condannato a 150 anni di carcere negli Stati Uniti per aver truffato 500 miliardi di dollari a investitori di tutto il mondo..” E’ un passaggio saliente di un articolo di Alessandro Sallusti, vicedirettore de Il Giornale, (pubblicato con il titolo Gad Lerner in tv fa il processo ai cattolici, in Il Giornale il 10 febbraio 2010) a commento della puntata dell’8 febbraio 2010 de L’Infedele a proposito del caso Boffo. Consiglio di archiviare quell’articolo almeno per due motivi: 1) perché è la dimostrazione che si può difendere le ragioni politiche di Israele ed essere antisemiti; 2) perché ricalca, ottanta anni dopo, la convinzione che la crisi nasce perché da qualche parte qualcuno si riunisce in una sinagoga e decide le sorti del mondo, mentre gli altri, ingenui Venerdì in mano a perfidi Robinson tentano di mettere insieme fortunosamente il pranzo con la cena. Ma l’articolo è interessante anche per i commenti che ha suscitato sul blog del suo giornale, dove tornano parole ed espressioni che correvano nell’Italia razzista degli anni ’30. Quelle parole infatti costituiscono un termometro del ventre profondo del Paese. Una serie di commenti dove tornano le espressioni che appartenevano della “Vita Italiana” tra anni ’10 e anni ‘20, secondo il gergo che fu di Giovanni Preziosi e Maffeo Pantaleoni dove ebreo torna a essere sinonimo di traditore e costruttore di trame, di “straniero”, di anti italiano – più generalmente di antinazionale. Un linguaggio che non aveva bisogno del supporto delle leggi razziali per circolare. Certo Sallusti non è responsabile, in quel blog, né di quelle parole – in fondo con pseudonimi o nomi crittati ognuno firma ciò che scrive – né “dell’entusiasmo dei suoi lettori”. Ma il fatto che sia stato così svelto a bacchettare Gad Lerner e si sia letteralmente addormentato e adagiato sulle parole dei suoi commentatori, che evidentemente non ha intenzione di deludere, non è un indizio sufficiente? Io penso di sì, anche perché se l’intransigenza è una virtù a giorni alterni, allora molto meglio dire esplicitamente con chi e per chi si canta la Messa. E quella di Sallusti, a giudicare dai commenti dei suoi lettori, canta una Messa preconciliare.

David Bidussa, storico sociale delle idee