Qui Torino – Ricordo, osservanza, libertà spunti di riflessione nella giornata dedicata al dialogo ebraico cristiano
Nell’ambito della rassegna “Innamorati della cultura”, la Comunità Ebraica di Torino apre le sue porte al pubblico per celebrare la Giornata di riflessione ebraico cristiana. In molti sono accorsi ad ascoltare le parole del rabbino capo Alberto Somekh sul tema “ricordati del giorno di sabato per santificarlo”. L’evento, organizzato in collaborazione con la Commissione Diocesana per il dialogo con le altre religioni e l’Amicizia Ebraico Cristiana, è stato un vero successo, prima tappa di una settimana all’insegna proprio del dialogo fra le due religioni. Martedì 16 febbraio sarà ospite della comunità il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino.
Domenica in apertura ha parlato Stefano Rosso, sacerdote salesiano, che ha ricordato la lunga collaborazione con la comunità ebraica (pubblicazione dei Quaderni dell’Aec di Torino – ultimo volume Medioevo ed Età Moderna – Gli ebrei e l’Occidente contributi al pensiero, alla scienza e alla cultura) e ha voluto sottolineare che “l’occidente non sarebbe tale senza gli ebrei”. Il pubblico ha seguito con vivo interesse l’intervento del rav Somekh in merito all’importanza dello Shabbat nel mondo ebraico. “Il settimo giorno è dedicato al riposo” spiega il rav “ che, attenzione, è ben diverso dall’ozio o dal puro divertimento. Il sabato restituisce l’uomo a sé stesso, alla propria identità”. Lo Shabbat ha un forte valore etico: “quando per esempio Mosé ed Aronne andarono dal faraone” racconta rav Somekh “per chiedere che agli ebrei fosse concesso un giorno di riposo, questi inizialmente acconsentì. Ben presto, però, si ricredette perché vide che il popolo ebraico dedicava il suo tempo ad approfondire la propria cultura, la propria identità. In questo modo gli ebrei infatti riassaporavano il concetto di libertà. Un’idea pericolosa per il potere del faraone”. E vengono ricordate le parole di Augusto Segre “lo studio e la cultura da sempre spaventano i dittatori e i totalitarismi”.
Ricordo, osservanza, libertà, tempo su questi temi corre la spiegazione del rav e le persone in sala sembrano apprezzare. La percezione è che molti siano contenti di potersi avvicinare ad un mondo che non conoscono e a volte non capiscono. “Ma il sabato per gli ebrei è solo una somma di precetti da osservare o è qualcosa di più? Come lo vivete, voi ebrei?” è la domanda di una signora della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. “In Israele” chiede una giovane cattolica “di Shabbat si ferma tutto? Ci sono dei lavori che si possono fare?”. C’è spazio anche per problemi molto concreti: un architetto, che sta costruendo un ospedale in Piemonte, si interroga su come agire per la creazione di uno spazio di culto all’interno dell’edificio. A questo riguardo è interessante il discorso del rav, molto inerente al clima di dialogo fra le religioni. “Ogni degente” sostiene Somekh “vuole professare la propria fede, per cui quando si parla di spazi comuni per le diverse religioni bisogna fare attenzione. Dobbiamo ricordare che ciascuna religione parte dal presupposto di essere assoluta, non può scendere a compromessi. Non è un partito che può far parte di una più ampia coalizione. Detto questo durante le Olimpiadi, nel villaggio olimpico di Torino era stata creata una doppia sala interspirituale, che tutto sommato aveva funzionato”. La convivenza e il dialogo sono evidentemente possibili ma bisogna tutelare l’integrità di ciascuna fede.
Al termine dell’applaudito intervento di rav Somekh, il presidente della Comunità, Tullio Levi ha invitato il pubblico a visitare le due sinagoghe. In molti hanno colto l’occasione, ascoltando le spiegazioni dello stesso Levi, di Alda Segre e Silvia Di Chio sulla storia della comunità torinese.
Daniel Reichel