Qui Milano – Integrazione e sviluppo, il Nord alla sfida dell’immigrazione

L’eco degli scontri di via Padova continua a far discutere. I toni rimangono accesi, complici anche le dichiarazioni sopra le righe dell’eurodeputato leghista Salvini, che ha suggerito “controlli e espulsioni casa per casa”, suscitando indignazione bipartisan, prima di essere smentito dallo stesso Bossi.
Il tema è stato discusso in un’iniziativa dell’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas, che, come hanno sottolineato il presidente Tobia Zevi e il direttore scientifico Saul Meghnagi “proponendosi di far acquisire ai giovani gli strumenti per comprendere i cambiamenti della società, non può prescindere dall’affrontare le questioni legate alla multiculturalità”. Il dibattito vivace, ma dal clima costruttivo, è stato moderato da Daniele Nahum, uno dei fondatori di Hans Jonas. Tra i relatori, per il Pdl l’assessore al Comune di Milano Giampaolo Landi di Chiavenna, Emanuele Fiano, deputato Pd, Daniele Farina di Sinistra ecologia e libertà, l’assessore provinciale Stefano Bolognini, Lega Nord.
Punto di partenza comune a tutti gli interventi è stata la necessità di garantire il rispetto delle regole da parte degli stranieri che vivono nel nostro paese, ma anche l’esigenza di pensare a soluzioni politiche che non si limitino ad affrontare i problemi dell’immigrazione da un punto di vista della sicurezza, ma lavorino a 360 gradi. Da destra a sinistra, il discorso viene declinato in modo differente, anche se forse meno di quanto ci si potrebbe aspettare seguendo i telegiornali. L’assessore Bolognini ha sottolineato di avere “una grande ammirazione per gli immigrati che lavorano e vivono nella società italiana attivamente, ma purtroppo nella maggioranza dei casi non c’è lo stesso atteggiamento costruttivo”. Per questa ragione, l’esponente del Carroccio ha sostenuto che per risolvere il problema dell’integrazione è sì necessario un maggiore sforzo da parte delle istituzioni, ma prima di tutto devono essere gli stranieri stessi a dimostrare impegno in questo senso.
L’importanza dell’apertura delle comunità etniche verso l’integrazione è stata espressa anche da Giampaolo Landi Chiavenna. Dichiarandosi perplesso sulla proposta di abbassare i tempi per ottenere la cittadinanza, l’assessore del Pdl ha dichiarato che “la questione della cittadinanza non è legata solo al tempo di permanenza, ma è se esista o meno la volontà autentica di diventare parte di questo paese. Alcune etnie sono più predisposte a integrarsi di altre”.
Le sue affermazioni hanno suscitato le critiche dei rappresentanti delle forze d’opposizione, apparentemente condivise dalla maggioranza del pubblico che, nei numerosi interventi, è sembrato condividere la preoccupazione espressa dall’Onorevole Fiano per la difficoltà di risolvere tensioni che vanno “sempre più velocemente della politica”.
Il deputato Pd ha proposto una chiave di lettura che punta su un processo di responsabilizzazione di coloro che vengono a vivere nel nostro paese. “Per affrontare il problema dell’immigrazione è necessario camminare su un crinale molto stretto, tra i doveri da pretendere e i diritti da corrispondere – ha spiegato – Si deve favorire un processo di assunzione di responsabilità degli immigrati, esigendo con fermezza il rispetto delle regole, ma anche utilizzando gli strumenti dell’istruzione, del welfare, del voto”.
Estremamente critico nei confronti dell’attuale politica per l’immigrazione è stato Daniele Farina. “Il governo deve fare la sua parte. Da quando è entrata in vigore la Bossi-Fini, la quota di stranieri che possono entrare legalmente nel nostro paese è sempre stata molto inferiore al fabbisogno annuale delle imprese. In questo modo si rende inevitabile la clandestinità”.
Dal dibattito tuttavia emergono anche molti punti in comune tra le varie forze politiche. Oltre alla necessità del rispetto delle regole, viene sottolineata l’importanza di una cultura dell’integrazione, e suggerito di puntare su iniziative concrete, citando come esempio di successo nell’affrontare la questione delle zone ad alta densità etnica le esperienze di via Paolo Sarpi a Milano e del quartiere San Salvario a Torino.
Anche se, come ha fatto notare qualcuno del pubblico, delude vedere che, se si è in grado di portare avanti una discussione costruttiva in questa occasione, a livello di politica nazionale il confronto rimane aspro e la condivisione quasi inesistente.

Rossella Tercatin