I tortuosi percorsi del ‘cammino dell’odio’
Fra i vari passi del discorso pronunciato da Benedetto XVI nel Tempio Maggiore di Roma, lo scorso 17 gennaio, già ampiamente commentati e valutati, una piccola osservazione, forse, merita ancora la considerazione secondo cui la Shoah “rappresenta, in qualche modo, il vertice di un cammino di odio che nasce quando l’uomo dimentica il suo Creatore e mette se stesso al centro dell’universo”. Il concetto non è nuovo, giacché altre volte il Pontefice ha accostato il nazismo e il comunismo all’ateismo (o, come in un’altra recente esternazione, al ‘nichilismo’), considerati tutti, in vario modo, espressioni di un comune “cammino di odio”, capace di portare alle più gravi abiezioni.
Anche se gli atei (come i ‘nichilisti’) non dispongono di chiese, partiti o portavoce, essi avrebbero, ciò non di meno, buone ragioni per protestare. “Mettere l’uomo al centro dell’universo”, infatti, non vuol dire necessariamente effettuare una scelta di protervia e sopraffazione, ma può anche significare, al contrario, fiducia nella responsabilità individuale e nelle virtù etiche dell’essere umano, unica creatura capace di discernere tra il bene e il male. Alcuni ritengono che la luce della morale sia ispirata dalla divinità; altri, invece, non lo credono, ma anche tra questi ultimi si possono annoverare molti tra i più alti e nobili spiriti dell’umanità (c’è bisogno di fare nomi?).
Per quanto riguarda, in particolare, la Shoah, non sarebbe male ricordare che tanti atei e tanti comunisti sacrificarono la loro vita per combattere fascismo e nazismo, mentre tanti uomini di fede e di chiesa fecero scelte opposte (indicando, per esempio, in Mussolini un “uomo della Provvidenza” [Pio XI, 13 febbraio 1929], o elogiando i “nobilissimi sentimenti cristiani” di Franco [Pio XII, 16 aprile 1939]).
Francesco Lucrezi, storico