Il caso Goito – Quando “una cretinata” diventa un crimine

Benvenuti a Goito, tranquilla e operosa provincia mantovana, nuova capitale dell’assurdo applicato al mondo della scuola. Grazie a una mozione approvata a maggioranza dal Consiglio comunale (tra i fischi e le proteste dell’opposizione di centrosinistra), da adesso in poi solamente i bambini provenienti da famiglie che accettano “l’ispirazione cristiana della vita” potranno essere iscritti all’asilo di proprietà del Comune, struttura pubblica e pagata con i soldi dei contribuenti.
La scuola, almeno in teoria, sarà aperta anche i non cristiani, ma i genitori dovranno comunque firmare un documento con il quale accetteranno di far educare i propri figli nel rispetto di quella “ispirazione cristiana della vita” che non si capisce bene cosa sia. Il bello (per modo di dire) è che il tutto avverrà in un istituto pubblico e quindi, almeno questo è quello che prevede la nostra tanto vituperata Costituzione, in territorio laico. Ma è risaputo, per taluni la laicità è un optional fastidioso come la puntura di un insetto.
Anita Marchetti, sindaco di Goito, sembra soddisfatta del lavoro del consiglio comunale: “Da 30 anni la struttura funziona con personale religioso, questo regolamento disciplina una situazione di fatto”. Il primo cittadino della località lombarda fa riferimento al regolamento del Fism (Federazione Italiana Scuole Materne), organismo che è riconosciuto dalla Conferenza Episcopale Italiana. Peccato che la Fism rappresenti le scuole paritarie e non quelle amministrate dallo Stato.
Vediamo cosa pensano della soddisfazione della signora Marchetti alcuni dei collaboratori di Pagine Ebraiche e del Portale dell’ebraismo italiano.
È perplessa a dir poco Angelica Bertellini, Osservatorio Articolo 3 di Mantova, coinvolta in prima persona – anche per ragioni di vicinanza geografica – nella vicenda. “Si tratta dell’ennesimo tentativo – spiega con rammarico – di costruire una falsa identità italiana”. Tentativo effettuato, secondo lei, senza una chiara intenzione discriminatoria ma con una certa superficialità. “Credo che chi sia espresso positivamente non abbia colto la gravità di questa decisione”. Angelica è pronta a dar battaglia: “Qualora l’amministrazione non cambiasse idea, l’Osservatorio farà di tutto perché un principio basilare della nostra Costituzione venga rispettato”.
Esprime la propria indignazione anche Fabio Norsa, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche e presidente della Comunità di Mantova. “In una scuola pubblica – spiega – un fatto del genere è assolutamente intollerabile e anticostituzionale. Parlo a titolo personale anche se credo che in molti siano d’accordo con me”.
Durissimo David Bidussa, teorico sociale delle idee: “Mi sembra che siamo tornati al tempo della Spagna medievale e alla questione della limpieza del sangre (la purezza del sangue)”. La società italiana, a parer di Bidussa, si sta spaccando in due tronconi. Da una parte le culture superiori, dall’altra quelle inferiori: e se hai la sfortuna di appartenere a quest’ultima categoria sei condannato a contare meno di zero.
Per Anna Foa la formula vaga utilizzata nel regolamento è stata scelta appositamente per trovare delle scappatoia alle norme legislative e alla Costituzione. La storica e docente universitaria commenta: “È una decisione che non ha alcun senso. Non lo avrebbe avuto nemmeno per una scuola privata cattolica”. E poi si chiede: “In che modo avviene la selezione del personale? La religione è una discriminante? Sarebbe importante che arrivasse al più presto un chiarimento da parte della Cei”.
Sonia Brunetti insegna matematica in una scuola torinese e viene raggiunta poco prima di entrare in aula. Bene specificarlo: un’aula aperta agli studenti di qualsiasi ispirazione religiosa (e l’auspicio, nel suo caso, è che siano ispirati anche con equazioni e diagrammi). La posizione della Brunetti è netta: “Non è questo il modo per preservare le radici e i valori culturali di un popolo. Chiudersi è un errore, bisogna essere sempre aperti al confronto”.
Il semiologo Ugo Volli riassume il suo pensiero nella seguente frase: “Ancor prima di un crimine e di un atto illegale da invalidare, questa è una cretinata enorme”.
Enea Riboldi, il disegnatore che firma le celebri vignette di Pagine Ebraiche, prova grande imbarazzo per la deriva clericale della società italiana e si chiede: “Cosa vorrà mai dire avere un’educazione cristiana? Con tutti gli scismi che ci sono stati nella storia della Cristianità è un’espressione che non significa niente”.
E quando si parla dei famosi documenti da sottoscrivere, sentenzia così: “Sono cose che mi fanno venire in mente le Forche caudine”.
Sarà forse la vignetta del prossimo numero sul giornale dell’ebraismo italiano, a meno che qualcun altro nel frattempo non riesca a superare il nuovo record del ridicolo soffiando a Goito questo triste primato.