Comix – Verso la tempesta
« In Turchia esiste una figura mitica… lo hoja… un saggio che cavalca il proprio somaro sempre al contrario […] Per vedere da dove viene! In fondo… dove va, è nelle mani di Allah! » (Mamid)
Nel 1991 Will Eisner (nella foto a fianco) pubblica con la Kitchen Sink un altro grahic novel, To the Heart of the Storm, che insieme a Il Sognatore sarà l’atra opera autobiografica, o più autobiografica tra tutte quelle scritte nella sua lunga carriera.
A fine 2009 la Fandango Libri l’ha riproposto, dopo l’edizione del 1998 della PuntoZero, To the Heart of the Storm con il titolo della precedente edizione italiana, Verso la tempesta.
Si tratta, e la frase di Mamid ci aiuta, di un viaggio nel passato per riscoprire o forse riepilogare non solo il proprio passato, ma anche le proprie origini. Le origini paterne e materne, quali sogni, emozioni, desideri ereditiamo, quali sofferenze si caricano su di noi senza a volte poter scegliere. Sembra quasi una lezione di Alejandro Jodoroski, fumettista, regista, scrittore, sciamano, che da anni attraverso la disciplina della Psicomagia ripercorre l’albero genealogico dei suoi pazienti per aiutarli a sviluppare una propria identità.
E in fondo è questo il percorso di Willie, ebreo newyorchese, figlio di un pittore austriaco, che partendo, accompagnato da Mamid, per il campo di addestramento militare ricorda i momenti più importanti della sua famiglia. È l’occasione per osservare con attenzione aspetti della società statunitense prima della seconda guerra mondiale, tra razzismo di quartiere, forse più dettato da paura di non sopravvivere, fino alle scelte d’amore, l’amicizia e il riconoscimento della propria identità culturale e umana.
Gli elementi autobiografici sono molti, dal fatto che il padre di Eisner era un pittore fino al servizio militare durante la seconda guerra mondiale, vissuto proprio da Will Eisner quando disegnava The Spirit.
Come tutte le opere di Eisner, Verso la tempesta è segnato da una plasticità grafica che racconta più delle stesse parole scritte, il percorso narrativo. Sono le posture a raccontarci quando i personaggi sono felici, disperati, sognatori. Nello stesso tempo la costruzione per flashback, come un rullo cinematografico che scorre al contrario, sottolinea quanto sia importante la nostra “origine”, e non tanto da dove veniamo, ma dove siamo germogliati, quale humus, terreno, ci ha nutrito. E quel terreno non è fermo, ma ci accompagna e si stratifica dentro di noi.
Alla fine del viaggio Willie e i suoi compagni di viaggio, giovani reclute, camminano verso una baracca, in fondo al cielo la tempesta che arriva, non sono più ebrei, turchi, irlandesi, ma uomini che entrano nel cuore di una tempesta. Ma come ne usciranno?
Eisner non lo racconta, ma sappiamo che quanto saremo saldi nelle nostre radici, quanto ne usciremo forti nella nostra identità. Quale che essa sia.
Andrea Grilli