Cresce fra gli americani la popolarità di Israele
Secondo un recente sondaggio dell’Istituto Gallup, quasi due terzi degli americani affermano di simpatizzare per Israele riguardo alla situazione mediorientale. Il 63 per cento degli intervistati ha infatti dichiarato di sostenere lo Stato ebraico contro un 15 per cento a favore dei palestinesi (il restante 22 per cento non ha preferenze o opinioni in merito). Il livello di consenso, si legge nella ricerca, nei confronti di Israele da parte degli americani non raggiungeva tali percentuali oramai da vent’anni. Nel febbraio 1991 si toccò quota 64 per cento : dopo l’attacco dei missili Scud del presidente iracheno Saddam Hussein nella Guerra del Golfo.
Il biennio 1997-1998 è stato invece il periodo in cui la popolazione americana si sentì più distante da Israele (38 per cento di simpatizzanti). Erano gli anni del primo mandato di Benjamin Netanyahu, il periodo della grande disillusione, all’indomani dell’assassinio di Rabin. Il fallimento degli accordi di Olso.
Da allora una progressiva risalita. Sempre secondo le ricerche condotte da Gallup, nel 2001 esattamente un americano su due sosteneva Israele. L’aumento di consensi doveva molto all’insediamento del nuovo presidente Usa George W. Bush. Ma, evidentemente, l’evento determinante per questa inversione di rotta fu l’11 settembre. Da quel giorno iniziò la grande guerra al terrorismo. America e Israele in prima fila.
Ritornando alle statistiche, non desta molto stupore l’aumento di consensi, negli ultimi cinque anni, fra i sostenitori repubblicani, passati da un 77 per cento all’85 per cento odierno. Sostanzialmente inalterata invece la simpatia dei democratici per lo Stato ebraico.
Interessante il dato sulla possibilità di una soluzione pacifica del conflitto mediorientale, in particolare fra Israele e il mondo arabo cha la circonda. Due terzi degli intervistati, 1025 persone, dai diciotto anni in su, tutte contattate telefonicamente, hanno dichiarato di vedere poche possibilità di arrivare ad una pace fra i contendenti, quanto meno nel breve-medio periodo. Il restante 33 per cento sostiene che verrà il giorno in cui Israele e le nazioni arabe riusciranno a mettere da parte i propri contrasti e vivranno insieme in pace. Una risposta dal suono un po’ fiabesco ma, come si suol dire, “la speranza è l’ultima a morire”.
Da notare il fatto che fra le file dei democratici, nonostante la politica di Obama, non si attesta un aumento di fiducia sulla prospettiva di un accordo stabile di pace fra israeliani e arabi. Anzi su questo fronte vi è stata, seppur marginale, una diminuzione di qualche punto percentuale.
In ogni caso, nonostante la serietà dell’operato dell’Istituto Gallup, è necessario prendere con le dovute precauzioni una statistica fondata su un migliaio di interviste, fatte fra il 1 e il 3 febbraio, a fronte di una popolazione, quella americana, di trecento milioni di abitanti. D’altra parte, stando così i dati, si può dire che i contrasti iniziali fra la politica di Netanyahu e quella di Obama non abbiano influito sul corpo elettorale e sulla popolazione americana in genere. Sarebbe dunque, a dispetto di alcune tensioni al vertice, ancora molto saldo il binomio Usa – Israele.
Daniel Reichel