Qui Venezia – Luce sull’identità degli ebrei deportati

In occasione delle iniziative promosse dal Coordinamento cittadino per il Giorno della Memoria 2010, l’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea e la Comunità ebraica di Venezia cercano a distanza di 60 anni di gettar luce sulle identità degli ebrei imprigionati a Santa Maria Maggiore con un progetto di ricerca sui registri matricola della Casa circondariale.
Presenti alla conferenza stampa svoltasi a Ca’ farsetti, l’assessore comunale al Centro pace e alla Produzione culturale, Luana Zanella, il direttore Iveser, Marco Borghi, il direttore delle Attività e Produzioni culturali, Roberto Ellero, il presidente della Comunità ebraica di Venezia, Vittorio Levis, la direttrice della Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia, Irene Iannucci.
Il progetto ha in programma lo spoglio integrale dei registri matricola durante il periodo dell’occupazione tedesca (8 settembre 1943 – 27 aprile 1945) al fine di individuare il passaggio e la detenzione dei perseguitati politici, militari e razziali nel carcere cittadino. I registri matricola, infatti, rappresentano un’importante fonte storica già utilizzata in altri studi di carattere scientifico.
L’Iveser oltre a curare l’organizzazione scientifica del progetto seguirà anche le procedure di censimento e la raccolta delle informazioni. I risultati della ricerca saranno poi divulgati e pubblicati in un volume che analizzerà i dati raccolti attraverso il lavoro di schedatura che dovrebbe terminare entro l’estate del 2010.
Furono più di 150 gli ebrei veneziani, che a partire dalla notte del 5 dicembre 1943, vennero arrestati nelle loro abitazioni e trasferiti prima al convitto Marco Foscarini, poi alla prigione di Santa Maria Maggiore per essere infine deportati al campo di concentramento di Fossoli e, il 22 febbraio del 1944, ad Auschwitz dove trovarono la morte.
Il fine ultimo del progetto è di ampliare la conoscenza su queste vicende cercando di determinare il numero complessivo di coloro transitarono per il carcere di Santa Maria Maggiore. Il direttore Iveser, Marco Borghi nel suo intervento ha posto l’attenzione sull’importanza di non concentrarsi sul rito della celebrazione del Giorno della Memoria che dura pochi giorni, ma di stimolare una politica della memoria, una rete di soggetti che collaborino con le proprie competenze e specificità. Questo progetto sui registri matricola è un esempio concreto di questa sinergia.
In accordo con questa visione Vittorio Levis, presidente della Comunità ebraica di Venezia che ha poi auspicato che dalla ricerca non si traggano solo dati numerici e quantitativi, ma che si riesca a dare un barlume di dignità alle centinaia di persone passate per quei luoghi.
L’ottica futura del progetto è di poter allargare la ricerca, seppure a campione, approfondendo le storie dei prigionieri rinchiusi a Santa Maria Maggiore per poi poter incrociare i dati raccolti con quelli trovati scandagliando ulteriori fonti, dagli archivi famigliari ai documenti rinvenuti a Fossoli.

Michael Calimani