Qui Padova – La grande festa per il Sefer restaurato

Non era Yom Kippur, e non si celebrava neppure un matrimonio, ma la Scola Italiana di Padova ieri era affollatissima come nelle grandi occasioni. La Comunità ebraica padovana ha celebrato così il restauro di uno dei suoi numerosi e preziosi Sefarìm, organizzando una solenne cerimonia di accoglienza del Sefer Torà nell’Aròn Haqodesh.
Accompagnato da un nutrito miniàn di cui facevano parte, oltre al rabbino capo di Padova Adolfo Locci, il presidente della Comunità Davide Romanin Jacur, il rabbino capo della comunità di Venezia rav Elia Richetti e il Sofer restauratore rav Amedeo Spagnoletto, il Sefer ha compiuto un breve giro per le vie del ghetto, davanti alla casa della famiglia Trieste, donatori originari, per poi essere introdotto nella Scola Italiana, gremita in ogni ordine di posti.
“Shaar asher nisgar”… “La porta che fu chiusa, alzati, aprila! E la gazzella che fuggì, mandala a me!”. Le poesie delle Hakkafot e i salmi, cantati anche con la partecipazione dei coristi di Roma, Marco Di Porto e Attilio Lattes, sono stati eseguiti con un delicato accompagnamento di un quintetto di musicisti (i maestri Fabrizio Durlo al piano, Roberto Lea violino, Steno Boesso fagotto, Sophie Babetto flauto traverso e Antonello Barbiero contrabbasso) ed hanno fatto da contrappunto a un evento significativo: una piccola Comunità che rifiuta il ruolo di semplice testimone di un pur glorioso passato, e si fa protagonista di un gesto di vita nel presente e di speranza per le future generazioni.
Non è forse un caso il fatto che nello stesso momento in cui si celebrava l’ingresso del Sefer nella Scola Italiana, nell’adiacente ex Scola Tedesca – imponente cuore del ghetto bruciato dai fascisti nel maggio del 1943 – fosse aperta un’importante mostra su Auschwitz e lo sterminio degli ebrei. La vita in faccia alla morte. La vita di una piccola Comunità, anch’essa colpita duramente dalle persecuzioni, che dimostra di essere di gran lunga superiore e vincente nei confronti dei cultori della morte.
Dopo le Hakkafot, i rabbini Locci e Richetti hanno indirizzato dei brevi Devàr Toràh, il rabbino Spagnoletto ha brevemente spiegato ai presenti il valore e il significato storico del lavoro compiuto, mentre il presidente Romanin Jacur ha salutato e ringraziato tutti i convenuti ricordando l’importanza di vivere assieme tutti i momenti di aggregazione che una Comunità può offrire ai suoi componenti.
La cerimonia si è conclusa, dopo il giro finale del Sefer, con l’Hatikvà cantata solennemente da tutto il pubblico presente.
Una giornata emozionante che rimarrà impressa nei cuori degli ebrei padovani e anche di tutti coloro che, da altre comunità, sono arrivati per condividere questa gioia.
Chizkù ve-imzù

Gadi Luzzatto Voghera