somiglianze…
La contiguità testuale della costruzione del Tabernacolo con la fabbricazione del vitello d’oro, sottolinea le enormi differenze ma anche le paradossali somiglianze tra queste due esperienze. La prima analogia è evidenziata dal fatto che ambedue le storie iniziano con un concetto che indica la radunanza della comunità. Non può sfuggire, inoltre, come quello stesso oro che gli ebrei hanno portato via dall’Egitto a titolo di risarcimento per il lavoro svolto come schiavi costituisce l’ingrediente fondamentale sia per il vitello d’oro che per il Tabernacolo e per i suoi arredi, come la lampada a sette braccia e le vesti sacerdotali. Un oro a doppio taglio, usato in un caso come trasgressione e nell’altro come prescrizione. Un oro quindi, metafora di un’energia che è la medesima fonte della nostra elevazione come della nostra degradazione. Nel Tabernacolo gli ebrei assimilano a se l’oro egiziano, nel vitello d’oro vengono viceversa assimilati dall’oro in un irretimento idolatrico paradigma di una regressione verso l’Egitto. Due esperienze contigue quindi, che indicano come, talvolta, quelle nostre stesse risorse e quelle nostre stesse radunanze, vengono utilizzate per le più alte forme di creatività ma anche, purtroppo, per basse forme di degradazione.
Roberto Della Rocca, rabbino