Qui Milano – Colloquio con l’assessore regionale alle culture, alle identità e alle autonomie Zanello
Assessorato alle culture, alle identità e alle autonomie. La Lombardia è l’unica regione italiana ad aver chiamato così quello che di solito viene definito semplicemente Assessorato alla cultura. Nel 2009 sono stati investi oltre 46 milioni di euro in progetti legati all’arte, allo spettacolo, all’editoria. L’assessore Massimo Zanello spiega il suo modo di intendere la cultura e i suoi sforzi per far ritrovare alla regione e al suo capoluogo quei valori di generosità e confronto che l’hanno sempre contraddistinta attraverso iniziative culturali.
Assessore Zanello, può spiegare il motivo per cui il suo Assessorato è denominato “alle culture, alle identità e alle autonomie”?
Cultura oggi è una parola abusata. Si parla di cultura senza capire bene a cosa ci si riferisca, intendendo tutto e niente. Noi vogliamo evitare questa vaghezza, riempendo di contenuto il termine e legandolo in particolare al concetto di identità, filo conduttore del nostro operato. Vogliamo porre l’accento sul legame tra le persone, questo territorio, e la sua storia e tradizione, che sono centrali, per una cultura forte e pronta a trasformarsi per seguire i tempi e a rispondere agli stimoli esterni.
La Lombardia è fra le regioni italiane con maggiori “stimoli esterni”, sono tanti gli abitanti provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo. Come si concilia questo discorso con l’identità lombarda forte di cui parla?
Il punto centrale è proprio questo. Un’identità forte è il presupposto indispensabile per un confronto positivo con gli altri. La nostra terra è da sempre un luogo di incontro, non dobbiamo dimenticarlo. Fu con l’editto di Milano nel 313, che l’imperatore Costantino sancì la tolleranza religiosa nei domini romani. Fu sempre a Milano che avvenne l’incontro tra Ambrogio e Sant’Agostino, che era nordafricano. Questo vuole essere il nostro messaggio.
Nel suo operato, lei si è concentrato molto su proposte rivolte ai giovani. Qual è il segreto per fare cultura per loro?
L’idea che i giovani non siano interessati alla cultura è un falso mito. I giovani “consumano” tanta cultura. Il punto fondamentale è che per coinvolgerli bisogna guardare al futuro, non sempre al passato. Ci sono libri o musica che interessano di più a cinquant’anni e altri a venti, è naturale. L’importante è offrire ai giovani la possibilità di affacciarsi a nuove forme di espressione culturale. Proposte in questa direzione vengono sempre recepite bene.
Nell’ambito dell’offerta culturale, qual è il suo giudizio sul contributo che la Comunità ebraica fornisce?
L’ebraismo ha svolto un ruolo centrale nella nostra regione in diversi tempi e ruoli. Oggi in particolare la cultura ebraica dà tantissimo, sia quella italiana, che a livello mondiale, basti pensare all’importanza che essa assume a New York, che oggi è senza dubbio la capitale mondiale della cultura. La Comunità ebraica di Milano rappresenta per noi un grande patrimonio, culturale, identitario, nei rapporti internazionali, ma soprattutto un aiuto prezioso per sfuggire alla chiusura e all’autoreferenzialità.
Rossella Tercatin