Qui Milano – Le paure del diverso in Europa
L’Italia sta attraversando un momento complicato nel rapporto con chi viene da fuori o è portatore di una diversa cultura. Il problema si fa sempre più pressante, gli episodi si moltiplicano. Ma l’Italia non è il solo paese a dover fare i conti con una situazione complessa, l’Europa non è da meno. E un’organizzazione come l’Unione Europea, di fronte a una questione che interessa in misura minore o maggiore tutti i suoi stati membri, non si può tirare indietro.
Nel 2007 è stata creata, con sede a Vienna, la European Union Agency for Fundamental Rights (FRA), per dare un contributo alla fondazione di un’identità politica e culturale europea rispettosa della diversità e pronta a combattere ogni forma di discriminazione. A tre anni di distanza dalla fondazione della FRA, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca ha organizzato una conferenza internazionale, in occasione della Settimana contro il razzismo che ricorre in questi giorni, per analizzare la natura e le cause della paura nei confronti dell’altro, oltre che tracciare un primo bilancio dell’operato dell’Agenzia, con la partecipazione di Morten Kjaerum, direttore della FRA.
“Uno degli aspetti chiave per approfondire questi temi – ha spiegato il moderatore Giulio Enea Vigevani, dell’Università Bicocca – è il collegamento tra istituzioni e società civile. Quando si parla di aumento di episodi legati all’intolleranza etnica o religiosa, su quali dati ci si basa? Un ruolo fondamentale è ricoperto dalla ricerca accademica e dalle organizzazioni non governative”. Durante il convegno, c’è stata occasione di confrontarsi sulle metodologie di lavoro e sulle difficoltà con cui si scontra chi studia questi fenomeni. La professoressa Elisabetta Lamarque, uno dei sei membri della squadra italiana della FRALEX, progetto legale che si occupa dell’analisi della tutela dei singoli diritti nei vari paesi Ue, ha sottolineato come talvolta sia stato difficile sviluppare i rapporti richiesti dall’Agenzia per la mancanza di dati. “La tutela dei diritti – ha aggiunto – rappresenta la nuova frontiera del costituzionalismo, per una società in cui le Quattro libertà di cui parlava Roosvelt nel 1941, si declinino in modo che le prime tre, la libertà di espressione, di culto e la libertà dal bisogno, diventino lo strumento per raggiungere l’ultima, la libertà dalla paura, intesa soprattutto come paura del diverso ”.
La questione del rapporto con lo straniero non riguarda solo la gente comune. “In Italia, un problema molto delicato è quello della discriminazione istituzionale – ha rimarcato Udo Enwereuzor, responsabile Raxen (team di esperti FRA contro il razzismo e la xenofobia) – Esistono casi in cui leggi o regolamenti di enti pubblici operano in maniera penalizzante verso gli stranieri”. Gli esempi sono numerosi. A Firenze per ottenere la licenza da tassista è necessaria la cittadinanza italiana o europea. La circolare 27/2009 dell’Inps in materia di vigilanza enunciava “Nel 2009 dovrà essere privilegiata l’azione di vigilanza nei confronti delle realtà economiche gestite da minoranze etniche o organizzate con l’impiego di lavoratori appartenenti alle citate minoranze”. Per tenere sotto controllo la situazione e tutelare le parti più deboli, sono importanti le organizzazioni non governative, come evidenziato da Barbara Terenzi, coordinatrice del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani.
“Una cosa è molto importante capire, quando si parla di tutela dei diritti fondamentali” ha concluso infine Sandro Calvani, direttore dell’United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute “Non è possibile raggiungere risultati significativi in questo ambito prescindendo da altri due elementi, lo sviluppo e la sicurezza. Purtroppo spesso questo si dimentica, ma diritti, sviluppo e sicurezza sono paragonabili ai supporti di un tavolo a tre gambe. Se uno manca, il tavolo non sta in piedi. Per questo è importante lavorare contestualmente nelle tre direzioni”.
Rossella Tercatin