Qui Venezia – La sposa siriana chiude il Kolno’a Festival della Laguna

Si è chiuso ieri alla Casa del Cinema di Venezia il Pitigliani Kolno’a Festival, con la proiezione de La sposa siriana (Ha-kala Ha-surit) di Eran Riklis, regista venuto alla ribalta di recente con il film Il giardino dei limoni.
Successo sia per la critica che per il pubblico, La sposa siriana è stato candidato dall’Israel Film Academy a sette premi, tra questi il premio per la miglior regia e la miglior sceneggiatura. Il film narra le vicende di Mona una giovane donna drusa originaria di Majdal Shams, un paesino sulle alture del Golan vicino al confine tra Israele e Siria.
La protagonista è promessa sposa del cugino siriano, Tallel, famoso attore di sit-com a Damasco, che ha potuto conoscere solo per via epistolare e vedere esclusivamente attraverso lo schermo della televisione. La sposa dovrà lasciare il suo villaggio e attraversare il confine per poter convolare infine a nozze. Lo stato emotivo della sposa, già di per se precario per il matrimonio combinato, si carica di un ulteriore elemento di drammaticità: Mona è infatti consapevole che una volta attraversato il confine siriano, non potrà mai più tornare in Israele, non potrà più tornare né al suo villaggio né dalla sua famiglia. Sarà destinata a vivere per il resto della sua vita a Damasco, città sconosciuta e inospitale.
La pellicola ripercorre le 24 ore del matrimonio introducendo il dramma di questo piccolo villaggio di confine. Al centro della vicenda la famiglia della sposa: il padre, Hammed, fervente attivista filo-siriano appena rilasciato su cauzione dalle forze di polizia locali, il fratello maggiore, Hattam, scomunicato dagli anziani della comunità drusa per aver abbandonato le tradizioni ed essersi sposato con una dottoressa russa, il fratello minore, Marwan, un mercante donnaiolo, e la sorella, Amal, voce narrante e sposa infelice, che rifiuta il ruolo di moglie servile mettendosi in diretto contrasto con il marito Amid e con la cultura tradizionale della comunità. Lo stesso atteggiamento di ribellione si ritroverà poi nella figlia maggiore di Amal, innamorata di un ragazzo appartenente a una famiglia filo-israeliana.
Man mano che si avvicina l’ora fatidica del matrimonio, insorgono continue complicazioni che coinvolgono la croce rossa, le truppe di confine e la polizia israeliana: la concessione del permesso per l’attraversamento è infatti estremamente rara e garantita solo in casi eccezionali dopo una lunga trafila burocratica. I parenti si trovano quindi rinchiusi con Mona nella terra di nessuno tra il checkpoint israeliano e quello siriano in attesa di un visto d’ingresso per la sposa.
La pellicola prende spunto dal documentario Borders, che Riklis aveva girato nel 1998, sui territori di confine israeliani. Con La sposa siriana, Riklis pone l’attenzione sull’incidenza che hanno le questioni geopolitiche sulla vita ordinaria delle popolazioni di confine, e su quanto la spinta alla modernità riesca a penetrare nei processi arcaici di una comunità tradizionale come quella drusa disgregandone totalmente i ritmi.

Michael Calimani