Qui Roma – Raffaele Cantoni, ricordo a più voci

“Raffaele Cantoni era certamente un personaggio scomodo: anticonformista e imprevedibile, sognatore e utopista, ma al tempo stesso concreto e dinamico. Mise la sua esperienza, le sue competenze amministrative, le sue amicizie politiche degli anni dell’antifascismo e della guerra di Liberazione, il suo attivismo, al servizio delle comunità ebraiche […]”. Scrive Renzo Gattegna presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nella presentazione del libro di Sergio Minerbi “Un ebreo fra D’Annunzio e il sionismo: Raffaele Cantoni” giunto alla sua terza edizione, ristampato in occasione del cinquantesimo anniversario della casa al mare “Lazzaro Levi” di Caletta di Castiglioncello e presentato con una cerimonia che si è svolta alla Provincia di Roma.
Un’iniziativa fortemente voluta dall’Organizzazione sanitaria ebraica (Ose) e dal suo presidente, Giorgio Sestieri, che nel salutare il pubblico presente in sala, fra cui sedevano oltre al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, Leone Paserman presidente della Fondazione Museo della Shoah, il rabbino Vittorio Della Rocca e Bruno Piperno, presidente del consiglio amministrativo dell’Ospedale israelitico, ha messo in risalto l’importante contributo di Raffaele Cantoni nella storia dell’ebraismo italiano e soprattutto il suo grande impegno nei confronti della gioventù ebraica testimoniato dalla fondazione dell’Ose luogo in cui i ragazzi potessero avere un’adeguata assistenza sanitaria e la colonia di Castiglioncello dove intere generazioni di ragazzi, provenienti da tutte le Comunità d’Italia hanno trascorso momenti indimenticabili in un’atmosfera ebraica. Così ha motivato Sestieri la scelta di ristampare questo volume sulla vita di Cantoni, “uomo dai mille interessi indipendente nell’animo e nell’azione”, mostrando poi un breve ma interessante filmato sulla storia dell’associazione da lui rappresentata dagli anni delle sua fondazione, ai nostri giorni. Sono scorse le immagini in bianco e nero di un ebraismo italiano che uscito dalle persecuzioni razziste aveva bisogno di tutto, di nuove strutture e di nuovi ideali, solo vedendo le immagini dei primi ambulatori, della Maternità Di Cave e della colonia di Castiglioncello ci si rende conto del lungo e significativo cammino percorso.
E’ seguito poi il saluto di Renzo Gattegna (nell’immagine) e del rav Riccardo Di Segni, che hanno sottolineato, attraverso testimonianze e ricordi, quanto la figura di Raffaele Cantoni sia stata importante per l’ebraismo italiano negli anni compresi fra le due guerre mondiali e nel decennio che le seguì.
Il professor Amos Luzzatto, già presidente Ucei non potendo essere presente personalmente ha fatto pervenire un’intervista filmata dalla quale è emersa la personalità di Cantoni, il suo carattere burbero, ma schietto e il suo grande impegno in ogni cosa che intraprendesse. Luzzatto ha ricordato soprattutto gli anni della presidenza di Cantoni all’Unione delle Comunità Ebraiche dai quali ha come egli stesso ha rilevato, in molte occasioni, preso ispirazione anche durante la sua presidenza.
Sono seguite le testimonianze dello storico Michele Sarfatti, direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, che ha letto un intervento di Liliana Picciotto sugli anni in cui Cantoni si trovava in Svizzera, del professor Ferruccio Sonnino e, dello stesso autore del libro, Sergio Minerbi.
Come in un mosaico sono stati ricostruiti, attraverso ricordi di episodi momenti drammatici, ma decisivi della storia degli ebrei italiani: Cantoni visse in un’epoca, quella che va dalla Prima Guerra Mondiale al Fascismo, ai campi di concentramento alla liberazione e alla ricostruzione, che contribuì con la sua opera e il suo piglio deciso a caratterizzare e influenzare.
Fu a Fiume a fianco a D’Annunzio, come hanno ricordato Sonnino e Minerbi, che abbandonò quando vide che nel movimento c’erano aspetti antisemiti; negli anni Trenta si dedicò ai profughi ebrei fuggiti dalla Germania nazista, catturato e fatto salire su un treno, che attraverso varie fermate lo avrebbe condotto a uno dei vagoni piombati diretti al campo di concentramento di Auschwitz, si salvò gettandosi dal finestrino. Dopo la guerra dedicò tutte le sue energie alla ricostruzione della Comunità
ebraica di Milano, di cui fu prima commissario e poi presidente.
Dal 1946 al 1951 fu alla guida dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in questi anni fondò l’Ose e contribuì alla fondazione dell’Organizzazione Rieducazione Tecnica (ORT) come ha ampiamente testimoniato Ferruccio Sonnino. Rappresentò l’ebraismo italiano negli anni del referendum per la
Repubblica e della redazione della Costituzione, lavorò per la Aliyah Beth e fu sostenitore attivo della nascita dello stato ebraico.
“Un leader informale”, Raffaele Cantoni, come ha amato definirlo Amos Luzzatto, che dedicò la sua vita ed il suo impegno a far valere gli ideali in cui credette, una vita vissuta lontano dai clamori e dalle luci della ribalta, ma la cui impronta rimane ancora oggi un indelebile contributo nella storia degli ebrei italiani.

Lucilla Efrati