identità…
Nel primo secolo dell’era volgare, all’epoca di Rabban Gamliel II°, la situazione di grave pericolo nella quale versava il popolo ebraico rese necessaria l’introduzione della Birkhàt ha Minìm, una preghiera speciale contro apostati e delatori. Si tratta di quella dodicesima benedizione, che recitiamo tre volte al giorno assieme alle altre diciotto, che costituiscono la parte principale della preghiera quotidiana, la “Amidà”. Non è facile definire con esattezza chi siano questi “Minìm”. Eretici, apostati, sadducei, giudeo cristiani, sovversivi? Nella visione tradizionale sono diventati tutti coloro che, non riconoscendo nella Tradizione orale la struttura portante del popolo ebraico, minacciano l’integrità religiosa di Israele e la sua unitarietà. In verità la parola “Min”, singolare di “Minìm”, in ebraico significa “specie”; nei documenti di identità infatti è la parola che indica il sesso di una persona. Come se i Minìm, in tutte le epoche, fossero il paradigma di coloro che ci pongono quella ridondante domanda: che tipo di ebreo sei? A quale specie di ebraismo appartieni? Laico, ortodosso, riformato, conservativo, sionista etc.? “Sono Ebreo!”, è la secca risposta del profeta Giona ai marinai che gli chiedono da dove viene e a quale popolo appartiene, insegnandoci che ciò basta e non è necessario aggiungere ulteriori definizioni.
Roberto Della rocca, rabbino