Qui Toscana – Una brutta storia di calcio, giovani e pregiudizio

Spesso e volentieri, quando si parla della crisi di valori nel mondo del calcio professionistico, si tende a evocare con occhi sognanti il calcio giovanile. Quello dei piccoli e arrugginiti stadi di periferia, delle madri dei giocatori che si azzuffano in allegria sugli spalti e dei signori un po’ burberi seduti al botteghino che si accontentano di una manciata di euro per farti entrare negli impianti. Un mondo genuino, almeno nell’immaginario comune, fatto di sano agonismo, sportività e frizzanti quanto innocui campanilismi.
Ma qualche volta l’esempio che arriva dai calciatori in erba non è certo dei più edificanti. Ne sanno qualcosa gli spettatori della partita tra il Castelfiorentino e la squadra livornese del Portuale Guasticce, incontro valevole per il campionato Juniores Regionali che si è disputato negli scorsi giorni. Intorno al trentesimo minuto della ripresa, quando la partita volgeva ormai al termine senza grosse sorprese all’orizzonte (il risultato era 3 a 0 per i padroni di casa) è successo l’imprevedibile: a seguito di un normale contrasto di gioco è nato un acceso battibecco tra i ventidue in campo. Sono volate parole grosse, anzi grossissime. Il giocatore del Castelfiorentino vittima del contrasto e alcuni suoi compagni di squadra hanno incominciato a offendere gli avversari con una serie di improperi a sfondo razziale e politico. Come scrive Anna Campani sul Corriere di Livorno, c’è stato chi ha pensato bene di rivolgersi ai giocatori del Portuale Guasticce con il seguente epiteto: “Ebrei di merda e rossi del cazzo”.
Aggredito anche l’allenatore Marco Bencreati, che non ha nascosto il suo disagio per l’accaduto: “Sono 13 anni che alleno e non mi ero mai trovato in una situazione tanto vergognosa. Fatti gravi che con questo sport non c’entrano veramente niente. Le frasi sono pressoché irripetibili. Ne ho sentite tante da quando sono in panchina, ma di questo tipo mai”. Su quale sia la causa scatenante del delirio collettivo mister Bencrati ha le idee abbastanza chiare: “A quest’età i ragazzi spesso parlano senza conoscere davvero i fatti e senza comprendere quanto siano gravi le parole. Vanno avanti per emulazione e imitazioni. È stato un attacco di estremismo politico”.
Gadi Polacco, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è livornese e grande appassionato di calcio. Nel passato è stato anche presidente del Guasticce. I fatti di Castelfiorentino lo sorprendono fino ad un certo punto. Ecco il perché: “Non è raro, anche in serie A, che tifoserie varie apostrofino i livornesi come ebrei, rossi o comunisti. C’è lo zampino della storia dietro a queste espressioni e la particolarità della nascita della città”.
E oltre alla gravità dell’episodio in sé, a destare non poche perplessità è il comportamento della Federazione, che non ha previsto alcuna sanzione disciplinare né per la squadra né per i singoli giocatori responsabili di questa follia di un pomeriggio di inizio primavera. Eppure, come spiega ancora Bencreati, il direttore di gara sembrava inizialmente di tutt’altro avviso: “Durante la partita l’arbitro ha capito quella che era successo, gli abbiamo specificato chiaramente le offese ricevute. Ha reagito dicendo di non preoccuparci, che ci avrebbe pensato lui e a quanto pare non l’ha fatto”.
Le sue parole sono piene di rassegnazione: “Queste sanzioni non arrivate mi lasciano davvero con l’amaro in bocca. Sono demoralizzato e sfiduciato”.

Adam Smulevich