Spazio e tempo per il dibattito

La modifica dello Statuto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane non è un obbligo, né esiste alcun termine temporale per realizzarla. Il Congresso del 2006 approvò una specifica mozione per impegnare il Consiglio ad affrontare questo argomento. A tale scopo il Consiglio ha costituito una Commissione ampia e rappresentativa di tutte le componenti e di tutte le tendenze alla quale, ha affidato il compito di formulare una o più ipotesi, stilate in forma giuridicamente corretta, per regolamentare una materia così istituzionalmente e socialmente rilevante, così politicamente sensibile, così culturalmente coinvolgente. Può accadere che nel corso del prossimo congresso emerga un’ampia convergenza per approvare alcune modifiche o, al contrario, può accadere che, in mancanza di opinioni largamente condivise, si decida di proseguire il dibattito interno all’UCEI e di rinviare ogni decisione. Non ci troviamo in una situazione di emergenza. Perché la disciplina attualmente in vigore, anche se fondata su una struttura che non consente la migliore rappresentatività di tutte le comunità e non facilita i collegamenti e gli scambi con le altre comunità sia italiane che estere, si è comunque dimostrata capace di far funzionare le nostre istituzioni. Qualsiasi modifica dovrà quindi essere migliorativa in senso generale e nessuno dovrà esercitare, subire, o avere la sensazione di subire pressioni o prevaricazioni. Il Consiglio ha il dovere ed intende svolgere questa funzione di garanzia sia durante la fase preparatoria attualmente in corso, sia durante il prossimo Congresso. Rimane viva la speranza che maturino positivi risultati suscettibili di immediata applicazione. Qualora questo non si dimostrasse possibile, il Consiglio, piuttosto che adottare decisioni che rischierebbero di costituire il presupposto di gravi contrapposizioni o di fratture interne, riterrebbe di gran lunga preferibile utilizzare i prossimi appuntamenti come occasioni di dibattito, di approfondimento e di ricerca di soluzioni condivise. Concludo con due semplici riflessioni: anche se non si è pressati da termini perentori, rinviare troppo a lungo aggiornamenti utili o necessari, espone al rischio di essere superati dai tempi o degli eventi; l’unanimità dei consensi, oltre ad essere una pura utopia, non è auspicabile, perché potrebbe essere il sintomo rivelatore di una preoccupante caduta dello spirito critico o di una inaccettabile compressione della libertà di pensiero.

Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(da Pagine Ebraiche, aprile 2010)