…razzismo

Sempre più frequenti le segnalazioni sull’uso della parola “ebreo” come insulto razziale tra i giovani nelle scuole. Anni fa, quando l’impatto degli immigrati nelle classi non era ancora così numericamente consistente, si sosteneva che l’afflusso dei diversi avrebbe risolto in maniera “quasi naturale”, se non miracolosa, i problemi legati all’accettazione e al rispetto del diverso. I bambini, considerati erroneamente non portatori di pregiudizi, avrebbero imparato a vivere nella collaborazione e nel rispetto dei nuovi arrivati, perché forti della generosità infantile. Tutto ciò non è avvenuto. Interessanti ricerche condotte in Inghilterra hanno sfatato il mito del buon fanciullo e dimostrato che l’arma più efficace per rendere l’offesa più pesante è proprio l’uso dell’insulto razziale. Nulla di nuovo sotto il sole? Forse è meglio superare rabbia, vittimismo o rassegnazione e affrontare il problema ogni volta che si pone altrimenti corriamo il rischio di renderlo eterno come nella storiella dell’uomo che batteva le mani ogni dieci secondi. Interrogato sul perché del suo strano atteggiamento rispose: “Per scacciare gli elefanti”.“Elefanti? Ma qui non ci sono elefanti!” E lui:”Appunto”.

Sonia Brunetti, pedagogista