Verso Pesach – Come si svolge il Seder

Il rav Alberto Somekh ha raccolto norme, regole, tradizioni e riflessioni sulla festività di Pesach in un articolo di cui proponiamo un estratto.
Il Seder (Leylè Pesach; lett. “ordine [delle sere di Pesach]”) costituisce l’insieme di atti e letture seguito nelle case ebraiche la prima (fuori d’Israele anche la seconda) sera di Pesach. Gli scopi del Seder sono essenzialmente due: ricordare la liberazione dalla schiavitù egiziana e trasmetterne il messaggio alle nuove generazioni, destando particolarmente l’attenzione dei bambini. Finché il Bet ha-Miqdash (Tempio di Gerusalemme) è esistito, l’atto principale consisteva nell’offerta e nella consumazione del Qorban Pesach (Sacrificio Pasquale, consistente in un agnello arrostito allo spiedo) insieme alla Matzah (pane azzimo) e al Maròr (erba amara), cui prendeva parte tutta la famiglia, secondo la prescrizione della Torah (Shemot 12). Dopo la distruzione del Tempio non è più stato possibile compiere il sacrificio.
La bibliografia in proposito è vastissima. Scopo del presente scritto è illustrare al pubblico italiano le principali Halakhot del Seder. Ci soffermeremo dunque prevalentemente sulla parte normativa, riportando riflessioni sul significato dei vari atti solo per quanto attiene alla Halakhah da seguire.

Fonti

Il passo della Torah dal quale si imparano le norme del Qorban Pesach e del Seder è essenzialmente il capitolo 12 di Shemot (Esodo). Nella Mishnah e nel Talmud l’argomento è affrontato nel trattato Pesachim, specialmente nel decimo e ultimo capitolo. La normativa su Pesach si trova codificata nel Maimonide, Hil. Chamètz u-Matzah specialmente ai capp. 7-8 e nello Shulchan ‘Arukh, Orach Chayim, parr. 429-494: per quanto concerne il Seder, specificatamente i parr. 472-486.
Per la stesura di questo scritto ci siamo avvalsi anche di appositi compendi halakhici e di edizioni della Haggadah dotate di commento halakhico. Nella fattispecie, ove non diversamente indicato, ci siamo riferiti alle pubblicazioni seguenti:
-Haggadah “Shevach Pesach” con l’introduzione del Rav Yishma’el ha-Kohèn (Laudadio Sacerdote) di Modena in ebraico, Belforte, Livorno, 1790.
-Menachem E. Artom, Seder “Qaddesh” shel Pesach mi-Carmagnola mi-shnat 1829, in Artom-Caro-Sierra, “Miscellanea di Studi in memoria di Dario Disegni”, Scuola Rabbinica Margulies-Disegni, Torino, 1969, p. 23-43 (parte ebraica). Il testo è un quntrass (raccolta di fogli) con le regole del Seder spiegate succintamente ad opera del giovane Simone Levi di Carmagnola scritta il 4 nissan 1829, probabilmente oggetto di una ripetizione in vista di Pesach sotto la guida del padre o di un maestro, redatta in italiano ma in caratteri ebraici. Si tratta probabilmente di un cliché nelle Comunità piemontesi, in quanto è stato recentemente rinvenuto nel fondo mss. ebraici di Alessandria ora conservato presso l’Archivio Terracini di Torino (n. 900) un testo analogo, con pochissime varianti, di un secolo prima: esso reca in calce il nome del “giovanissimo Menachem Ottolenghi di Acqui”, che lo avrebbe vergato l’8 nissan 5485 (22 marzo 1725).
-Shlomo Yossef Zevin, Ha-Mo’adim ba-Halakhah (The Festivals in Halachah), disponibile in edizione inglese (ArtScroll Judaica Classics, New York, 1982, p. 129 ssg.).
-Haggadah “Qol Dodì” con l’introduzione inglese del Rav David Feinstein di New York , figlio del celebre Decisore R. Mosheh Feinstein (m. 1986), autore dei Resp. Iggherot Mosheh, ArtScroll Mesorah Series, New York, 1990.
-Il Pesach Digest pubblicato annualmente in inglese dal Rav Avraham Blumenkrantz di Far Rockaway, New York: è un prontuario molto aggiornato di tutte le norme di Pesach.
-Haggadah “Chazòn ‘Ovadyah” in due voll. e specialmente il secondo, con l’introduzione del Rav ‘Ovadyah Yossef, già Rabbino Capo Sefaradita dello Stato d’Israele.
-R. Mosheh Ya’aqov Weingarten, “Ha-Seder he-‘Arukh” in tre voll. in ebraico e specialmente il primo, Otzar ha-Mo’adim Institute, Yerushalaim, 1991 (5751).
-La Haggadah della Entziqlopedyah Talmudit (ET), Herzog Institute, Yerushalaim, 5765, corredata con le voci dell’Enciclopedia relative al Seder (in ebraico). Dal momento che i volumi usciti finora non raggiungono la metà dell’opera, solo i seguenti argomenti sono in pratica disponibili: Akhilat Matzah, Akhilat Maròr, Afiqoman, Arba’ Kossot, Bediqat Chamètz, Bi’ùr Chamètz, Birkat ha-Shir, Haggadah, Hallèl, Hallèl ha-Gadòl, Hassebah, Charosset.
-Il volume Pesach della collana Peninè Halakhah del Rav Eli’ezer Melamed di Har Berakhah, 5766, notabilmente ai capp. 15 e 16.

Preparazione dei cibi e accensione dei lumi nei giorni festivi
Di Shabbat, a differenza dei giorni di Yom Tov (festa solenne), è proibito trasportare oggetti, accendere il fuoco in qualsiasi modo e cucinare. Durante il 1°, 2°, 7° e 8° giorno di Pesach (sempre che non cadano di Shabbat), invece, è permesso trasportare oggetti fuori casa, cucinare ed accendere il gas a questo scopo, purché da una fiamma già accesa da prima della festa. E’ però proibito spegnere il gas dopo averlo acceso. I fornelli elettrici possono essere usati solo se tenuti accesi anch’essi da prima dell’inizio della festa, ma ciò è sconsigliabile.
Nei giorni di Yom Tov si può cucinare e preparare solo per il giorno stesso (ma non per l’indomani; per giorno stesso si intende dal tramonto all’uscita delle prime tre stelle la sera successiva: in tutto circa 25 ore). Perciò i cibi per il secondo Seder debbono essere stati cucinati dalla vigilia o scaldati dopo lo spuntare delle stelle della seconda sera: anche la tavola per la cena va apparecchiata dopo quest’ora o tramite non ebrei. Così pure la hadlaqat neròt (accensione dei lumi festivi) la seconda sera va eseguita con una fiamma già accesa da prima della festa.
Se non è Venerdì Sera, si accende il fiammifero e si recita la Berakhah relativa prima di portare la fiamma ai lumi, in quanto se anche dicessimo che la Berakhah costituisce accettazione di Yom Tov, accendere un lume da un lume già acceso rimane permesso. E’ perciò preferibile attenersi alla regola generale di recitare la Berakhah su una Mitzwah prima di compiere l’atto cui si riferisce (‘ovèr la-‘asiyatan). Occorre porre attenzione a non spegnere il fiammifero dopo l’uso: lo si appoggerà lasciando che si spenga da solo. Alcune usano aggiungere la Berakhah She-he-cheyyanu. […]

Alberto Moshe Somekh, rabbino capo di Torino

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