…Pesach

Molti leggono e vivono Pesach pensando al sionismo. Credo sia un parallelo improprio. La liberazione dalla schiavitù non è un atto che indica un progetto, al più sancisce che non si è disposti più a vivere come si è vissuti fino a ieri e che si vuol vivere meglio. A differenza dell’uscita dall’Egitto, la scelta sionista non pensava di eliminare la condizione di inferiorità o di persecuzione e dunque non era la risposta all’antisemitismo. Quella scelta nasceva dalla convinzione che qualunque fosse stato il futuro, non si era disposti a investire solo sul miglioramento delle condizioni materiali della propria vita. La scommessa era sulla volontà di decidere da soli del proprio destino e di provare a se stessi, prima ancora che a chiunque altro, che non solo si era maturi per una condizione di autonomia, ma anche per una di responsabilità. La verifica sul senso di quella scelta e sullo stato di salute di ciò che da quella scelta è scaturito, alcune generazioni dopo, non è se l’antisemitismo sia cresciuto o diminuito, ma se ciò che è nato da quella scelta e attraverso quell’esperienza abbia fatto maturare, o meno, la capacità politica di affrontare le difficoltà del proprio presente.

David Bidussa, storico sociale delle idee