conversione…

Domani, nel giorno più funesto della storia del rapporto cristiano ebraico, qualcuno pregherà per la nostra conversione e affinché i nostri cuori finalmente vedano la luce. Lo farà nella lingua, ormai morta, di quell’Impero che distrusse due volte Gerusalemme. Due anni fa la pubblicazione del nuovo testo latino dell’oremus suscitò proteste e polemiche, mentre cercavano di spiegarci che la preghiera era per il nostro bene. Si arrivò a un armistizio essenzialmente politico quando fu precisato che la preghiera si riferisce alla fine dei tempi (il che può essere) e che “non è intenzione della Chiesa cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei” (così sembra essere effettivamente oggi). Di fatto il cosiddetto dialogo ebraico cristiano si muove nello spazio del politico reale. Quanto sia largo o stretto questo spazio, è da verificare ogni giorno.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma