Qui Roma – “Nel ventre nero della storia” Pagine di vita di una ebrea romana nella furia nazista

Mercoledì 14 aprile alle 17.30 la Casa della Memoria e della Storia in via San Francesco di Sales, a Roma farà da cornice alla proiezione del film “Nel ventre nero della storia” diretto da Luigi Faccini in collaborazione di Marina Piperno, storia di una famiglia ebrea romana nella tragedia della persecuzione razzista.
“Nel 1938, dopo le leggi razziali, mio padre partì per un viaggio negli Stati Uniti per vedere se fosse possibile emigrare – racconta Marina Piperno che oltre che autrice è anche ispiratrice della storia – Ma non tutto filò per il verso giusto. Le autorità americane che avevano operato forti restrizioni sulle quote di emigrazione ebraica gli consentivano di portare con sé soltanto moglie e figli, ma non mia nonna Rachele, sua madre. Mia nonna aveva 65 anni. Fu considerata vecchia, persona che non poteva produrre ricchezza”.
Marina come è nata l’idea di produrre un film di questo genere?
Questo film deriva da un film più ampio che dura oltre tre ore ‘Storia di una donna amata e di un assassino gentile’, un film in sette capitoli che è la lunga storia della mia vita, da questo film è stato ricavato “Nel ventre nero della storia” che è il mio percorso ebraico . Infatti ‘Nel ventre nero dellla storia’ è il racconto della mia vicenda come ebrea. Dentro ad esso c’è tutto il mio ebraismo: io sono un ebrea laica, vengo da una delle tradizionali famiglie della Comunità di Roma, molto legate alle proprie radici, ma poco legate alla pratica religiosa anche se mio padre dopo la Guerra fu il primo a
riportare l’uso di fare il seder di Pesach nella famiglia.
Come si svolge il film?
Il racconto parte dalle leggi razziste, fin dal discorso della separazione ebraica. Nel film racconto come la mia famiglia composta da mio padre, mia madre, mio fratello e tre nonni, si siano salvati durante quel terribile periodo. Vi è anche una parte molto suggestiva girata ad Auschwitz. Infatti nello scorso maggio io e mio marito Luigi che è il regista del film abbiamo avuto, attraverso Marcello Pezzetti il permesso di girare nel campo vi è quindi una scena in cui io percorro il campo mentre Luigi mi pone delle domande alle quali io rispondo anche con molta durezza. Il film termina con il racconto della nuova produzione: un nuovo film che racconta la storia di un ufficiale tedesco che andrà a combattere con la Resistenza lasciando l’ideale nazista.
Mi sembra che questo film non sia l’unico che hai realizzato su queste tematiche.
No infatti. Nel 1961 ho prodotto per prima in Italia e forse anche in Europa un documentario di undici minuti sulla deportazione degli ebrei romani, dal testo di Giacomo De Benedetti e la regia di Ansano Giannarelli, quando sullo sterminio ebraico era scesa l’ombra della rimozione. Il ‘corto’ è di forte impatto e ottenne un grande successo, tanto da essere presentato per l’Oscar. Dopo questo film ho fatto tantissimo cinema d’autore, recentemente un film sulle stragi naziste, non soltanto nei confronti degli ebrei ma anche di altre minoranze, poi un anno e mezzo fa abbiamo girato “Il pane della Memoria” che racconta attraverso Elena Servi, ultima testimone di quella comunità la storia del rapporto fra gli ebrei di Pitigliano e gli altri abitanti del posto.
A quale dei tuoi lavori sei più legata?
Direi a “16 ottobre 1943” perché è stato il primo, poi chiaramente anche quello che presenteremo mercoledì, “Nel ventre nero della storia” perché parla di me…

Lucilla Efrati