Qui Roma – Nel ventre nero della Storia

Il pubblico colpito e commosso che affollava la sala della Casa della Memoria e della Storia a Roma, dove è stato presentato il film Nel ventre nero della Storia di Luigi Faccini in collaborazione con Marina Piperno, ha applaudito lungamente al termine della proiezione.
L’iniziativa, a cura dell’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti (Aned) in collaborazione con il Centro di Cultura della Comunità Ebraica di Roma, è stata presentata dalla stessa Marina Piperno, che oltre a essere autrice del film ne è la protagonista e dalla scrittrice e giornalista Lia Levi.
Nel film che dura circa 70 minuti Marina Piperno racconta la storia della sua famiglia, la sua esperienza di bambina costretta a imparare la storia fascista anche se da quel fascismo discriminata perché ebrea. Alla discriminazione segue la persecuzione, la famiglia di Marina riesce a salvarsi dalla retata nel ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 e si nasconde prima in casa degli amici Clelia e Alberto Ragionieri (insigniti del diploma di Giusti fra le Nazioni qualche anno fa) e poi dalle suore Betlemita a via Sabazio fino all’arrivo degli americani il 4 giugno 1944.
Seguono gli anni del dopoguerra, Marina, ormai ventenne, dopo una precoce e intensa stagione da giornalista per Il Paese di Roma, dove si occupa degli sport invernali per arrivare alle cronache cinematografiche e finire ai reportage sulla povertà delle periferie urbane, sceglie il cinema, nel ruolo di produttore, complice una lunga permanenza a New York e studi di regia televisiva.
Gli anni della Guerra e della persecuzione rimangono tuttavia così profondamente dentro di lei che nel 1961 produce ’16 ottobre 1943′ sulla razzia del ghetto di Roma, dal testo di Giacomo De Benedetti e la regia di Ansano Giannarelli. Il cortometraggio è di forte impatto e ottiene un grande successo.
Nella parte finale del film è una Marina molto provata e scossa quella che compie un viaggio a Fossoli e poi ad Auschwitz per esplorare e approfondire una pagina nera della storia del popolo ebraico, camminando fra i capannoni in cui dormivano i prigionieri, i forni crematori e le camere a gas, un destino a cui la protagonista è fortunosamente sfuggita, ma molti della sua famiglia purtroppo no.
Negli anni che seguirono la Guerra ogni volta che si è trovata in un momento difficile Marina per trovare il coraggio di affrontare le avversità ha ricordato una frase che diceva suo padre “Per fortuna non abbiamo i tedeschi alla porta…”

Lucilla Efrati