Qui Firenze – Luce sulla sinagoga
Le coppie di innamorati che la notte passata si sono date appuntamento al Piazzale Michelangelo in cerca di intimità e sensazioni forti, tra un bacio ed una carezza avranno certamente rivolto lo sguardo verso quel magnifico agglomerato urbano che sorge ai piedi del punto di osservazione più celebre di Firenze. Così facendo saranno state testimoni di quella che assomiglia ad un’altra grande storia di amore che proprio in quegli istanti stava vivendo il suo momento più alto: il fidanzamento ufficiale tra un edificio che è parte integrante dello skyline fiorentino dal 1882 e una città orgogliosa di ospitarne le imponenti ed eleganti strutture moresche. Fidanzamento celebrato con la potenza dei watt dell’impianto che da ieri sera in poi illuminerà la sinagoga nelle ore notturne, valorizzando l’oggettiva bellezza dell’edificio anche dopo il calar del sole.
L’imponente struttura di via Farini si presenta completamente restaurata: sono tornati allo splendore di un tempo sia le due facciate (interna ed esterna) che la cupola di rame. È stato ripristinato pure il delizioso giardino ottocentesco. Ci sono voluti quindici anni ma ne è valsa la pena. “La nostra gratitudine va a tutti coloro che ci hanno aiutato”, spiega Daniela Misul, presidente della Comunità ebraica fiorentina. Il lungo elenco delle persone da ringraziare si può riassumere in quattro categorie: istituzioni ed enti pubblici, fondazioni bancarie, aziende e donatori privati. Oltre due milioni e mezzo gli euro raccolti ed impiegati nel progetto di illuminazione e restauro.
I lavori appena terminati sono stati molto più di un normale intervento di recupero architettonico. “Si tratta soprattutto della realizzazione di un sogno che ha visto comunità ebraica e vari soggetti collaborare in piena sintonia”, spiega colui che è il principale artefice del passaggio del progetto dallo stadio onirico alla realtà: Renzo Funaro, architetto e presidente dell’Opera del Tempio. Lo ha spiegato anche alle oltre mille persone (stima approssimativa) che hanno gremito il luogo di culto in occasione della cerimonia organizzata nel tardo pomeriggio di ieri per festeggiare la conclusione dei lavori. “Mi scusi, lei che è alto, può gentilmente raccontarmi cosa sta succedendo?”, chiedeva una signora dalla statura minuta spiazzata dalla fitta muraglia umana di curiosi che le impediva di seguire al meglio la cerimonia.
“Il compito di ogni ebreo – raccontava un emozionato Funaro – è quello di impegnarsi per la conservazione della memoria”. Lui l’ha fatto per almeno quindici anni prestando la sua opera a titolo gratuito. E impegnarsi per la memoria vuol dire anche ricordare coloro grazie ai quali è possibile essere presenti a un giorno di festa come quello di ieri: “In questa sinagoga rinnoviamo la nostra gratitudine per alcuni grandi uomini che furono autori di straordinari gesti eroici negli anni del nazifascismo. Come il cardinale Elia Della Costa e don Leto Casini”. Un pensiero speciale anche per Gino Bartali, corriere della rete clandestina coordinata da Giorgio Nissim che riuscì a salvare centinaia di ebrei in fuga dalle persecuzioni: “Merita un albero piantato in suo onore allo Yad Vashem”. Parole importanti anche dal rabbino capo Joseph Levi, che davanti ai leader spirituali delle principali confessioni religiose cittadine, ha espresso il suo auspicio per un futuro di pace e convivenza: “Mi auguro che il dialogo interculturale faccia crescere e rafforzare le identità culturali di tutte le minoranze. Siamo tutti una grande minoranza nel mondo di Dio”. Entusiasta il sindaco Matteo Renzi: “La vostra gioia è anche la mia”. L’inquilino di Palazzo Vecchio aveva inserito l’illuminazione della sinagoga tra i cento punti del suo programma elettorale e spiega perché, a suo modo di vedere, questo è un momento importante per tutta la città: “L’illuminazione notturna della sinagoga è pensata anche per sottolineare la piena appartenenza della comunità ebraica alla storia di Firenze. Personalmente credo molto al concetto di appartenenza, unico antidoto al modello di società fondata sulla mera apparenza”. È intervenuto anche il presidente UCEI Renzo Gattegna, che sottolineando il proficuo rapporto di collaborazione venutosi ad instaurare tra comunità ebraiche e istituzioni politiche dal dopoguerra in poi, ha commentato: “Sessantacinque anni di pace, libertà e democrazia hanno fatto bene a tutta la società italiana, di cui gli ebrei non sono solo parte integrante ma anche elemento fondante”.
Terminati i discorsi ufficiali, il pubblico si è spostato nel giardino antistante alla sinagoga. Con un bicchiere di vino in mano, si è brindato alla luce che pian piano avvolgeva il tempio: tre minuti e mezzo che per i presenti saranno difficili da dimenticare.
Adam Smulevich