Qui Ferrara – ‘Quest’ la nuova rivista della Fondazione CDEC
Si chiama ‘Quest’ ed è la nuova rivista della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) online dal primo aprile. “Questa rivista è una specie di scommessa e di sfida, è in qualche modo un’impresa sperimentale”, ha detto Michele Sarfatti commentandone l’uscita nella seconda giornata della Festa del Libro Ebraico in Italia che si svolge in questi giorni a Ferrara e spiegando il significato del nome della rivista che in inglese significa ‘ricerca’. La rivista è in lingua inglese e la consultazione è libera. Quest si occuperà di questioni di storia ebraica contemporanea.
A presentarla nella sala Estense del Comune di Ferrara oltre a Michele Sarfatti che ne è il direttore,
Cristiana Facchini dell’Università di Bologna, Guri Schwarz dell’Università di Pisa e Tullia Catalan dell’Università di Trieste.
Nell’aprire il dibattito Sarfatti ne spiega alcune scelte editoriali come ad esempio la scelta del supporto, solo web per contenerne i costi ma anche perché il digitale consente molti strumenti in più come la possibilità di inserire i filmati. Il tema di questo primo numero “Jews in Europe after the Shoah. Studies and Research Perspectives” con un articolo di Guri Schwarz e Laura Brazzo, si avvale dei contributi di Anthony D. Kauders, András Kovács, Carla Tonini, Antonella Salomoni, Arturo Marzano.
“Se ci confrontiamo con l’ebraismo europeo dopo la Guerra, – dice Schwarz riprendendo alcuni passi del suo articolo – ci confrontiamo con un ebraismo fortemente sotto numero, l’Europa non è più il centro dell’ebraismo, che si sposta invece in Israele e negli Stati Uniti”. A partire dagli anni ’60 ci confrontiamo con un mondo europeo modificato, su questo influisce il mondo americano e lo Stato di Israele, vi sono poi flussi di ebrei che dall’Unione Sovietica si dirigono in Europa. Caratteristica di questi ultimi anni di studio è l’esigenza di ripensare al storia degli ebrei nel lungo dopoguerra europeo con una vitalità che nei decenni precedenti era impensabile.
Parte dall’analisi del concetto di Jewish studies la riflessione della professoressa Facchini che individua in questo termine lo studio della cultura ebraica, gli ebrei sono una minoranza che ha dovuto confrontarsi con una cultura della maggioranza, che ha teso a metterne a tacere l’importanza. Secondo la professoressa bolognese infatti gli studenti giovani hanno pochissimi riferimenti culturali sulla cultura ebraica, questo significa che vi è stato un fallimento nel veicolare la Storia, sono quindi necessari gli studi ma anche la diffusione di questi ultimi, manca la parte di intermediazione fra gli studi ebraici in Italia e la loro diffusione.
Secondo Tullia Catalan fare storia degli ebrei significa capire come essi si interfacciavano ai non ebrei, un immagine piuttosto fedele di questo rapporto può essere ricavato, secondo la studiosa, nell’analisi di ciò che avvenne nel 1946 prima che fosse approvata la Costituzione italiana. Nella neocostituita Unione delle Comunità nel 1946 si capisce immediatamente il significato del nuovo atto Costituzionale e chiede con un proclama uguaglianza di diritti e di doveri per la minoranza ebraica italiana. Anche in seno all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane c’era una spaccatura sui modi con cui ottenere questo diritto. I giovani vogliono uscire allo scoperto mentre gli anziani vogliono decidere all’interno delle Comunità senza mettersi in mostra. Prevale questa seconda posizione. C’era chi riteneva fosse necessario un intervento dall’estero chi invece propone di consultarsi con altre minoranze come i valdesi a tutti sembra necessario prendere contatto con i personaggi politici ebrei del momento. Nel maggio 1946 il periodico Israel esce con due appelli. Il primo è quello di votare per la Repubblica e il secondo è quello di optare per i candidati che nei loro programmi hanno inserito il principio di equiparazione delle minoranze.
Dall’Unione delle Comunità partono nove lettere a politici ebrei deputati all’Assemblea Costituente, fra cui Ugo Della Seta, Emilio Sereni e Umberto Terracini, , le speranze sono però disattese, l’articolo 7 della Costituzione (sui rapporti che regolano lo Stato e la Chiesa) rappresenta ancora oggi una delle parti del dettato costituzionale più discusse.
Lucilla Efrati