Qui Roma – Passato presente e futuro dell’ebraismo italiano: un’analisi demografica della presenza ebraica in Italia
“Demografia ebraica italiana: studi e prospettive” è questo il titolo dell’incontro di studio con il professor Sergio Della Pergola, demografo dell’Università Ebraica di Gerusalemme, svoltosi ieri presso il centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, organizzato in preparazione del prossimo Mokèd primaverile a Milano Marittima, che sarà dedicato al tema del Marranesimo.
Nell’aprire la conferenza rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento di educazione e cultura dell’UCEI, ha illustrato il filo conduttore dell’incontro-dibattito richiamando l’attenzione dei presenti su tematiche di indiscutibile interesse e che potremmo riassumere così: passato, presente e futuro dell’ebraismo italiano, uno sguardo demografico.
L’analisi della storia e della sorte degli ebrei d’Italia ha rappresentato il nucleo dell’intervento del professor Della Pergola il quale ha riferito che “l’ebraismo italiano ha una lunga storia, una storia che racconta una presenza continua e creativa”. Nel prendere la parola il demografo ha infatti sottolineato come l’ebraismo italiano abbia delle radici assai profonde che molto spesso si perdono nella notte dei tempi: “Intorno alla seconda metà del 200 a.c. – spiega Della Pergola – a Roma potrebbero esserci già degli insediamenti ebraici”. Mediante uno studio del genoma umano, su linea patrilineare, il professore ha poi mostrato la derivazione del gruppo romano da quello Askenazita e l’affinità con molti altri gruppi della diaspora.
Attraverso l’analisi demografica si può descrivere la storia della presenza ebraica in Italia con l’ausilio di un grafico che disegna tre grandi onde ognuna delle quali ne rappresenta l’ascesa, il picco e la discesa.
La prima onda si riferisce alla Roma Imperiale. “La massiccia presenza ebraica nella Roma Imperiale – afferma il professore – è significativa e ci fa pensare a una buona integrazione e a un’ottima capacità di convivenza da parte della minoranza ebraica”.
Dopo tale periodo si assiste però a un brusco calo demografico dovuto a diversi fattori quali epidemie, regresso culturale e soprattutto all’avvento del cristianesimo. “Se con il paganesimo gli ebrei erano generalmente accettati e rispettati, con la venuta del cristianesimo l’ebraismo diviene un outsider, un qualcosa da combattere” spiega Della Pergola. A questo periodo di decadenza segue però una lenta ma progressiva ripresa, collegata all’espansione dell’Islam, la quale raggiunge un picco massimo durante il Rinascimento. La cacciata dalla Spagna e il vortice dell’inquisizione portano però a un nuovo e netto calo della presenza ebraica. Gli ebrei italiani dovranno faticare a lungo per ritrovare un proprio equilibrio e una propria stabilità. La crescita demografica sarà lenta e faticosa e raggiungerà un terzo picco solo nell’Italia liberale per poi essere nuovamente travolta dall’ira nazista.
“La storia della presenza ebraica in Italia – riferisce Della Pergola – è però collegata all’atteggiamento che la società ha riservato alle minoranze, quando la società è aperta al pluralismo c’è spazio anche per gli ebrei, è il contesto in cui si vive a decidere se si può operare liberamente”.
L’ebraismo italiano ha resistito per oltre duemila anni e ha sopportato gravi carichi. Alti e bassi si sono alternati nel corso dei secoli e hanno quindi determinato la crescita o la diminuzione del numero degli individui.
“L’atteggiamento che ogni società riserva alle proprie minoranze si rende evidente – spiega ancora il demografo – anche nella possibilità che queste danno non solo di integrarsi ma anche di raggiungerne i vertici, l’esempio di Luigi Luzzati è emblematico: gli ebrei italiani hanno avuto un primo ministro prima dei neri d’America”.
Nell’ultima fase della conferenza Della Pergola ha dedicato l’attenzione ai flussi dall’Italia verso Israele. Anche questi sembrano essere collegati agli eventi storico-politici. “Subito dopo la Seconda guerra mondiale assistiamo ad una spinta molto forte verso Israele ma anche negli anni di piombo, alla fine della prima Repubblica e nel presente continuano a registrarsi dei picchi”.
Per capire cosa accadrà nel futuro, cosa ne sarà degli ebrei d’Italia, si deve prestare attenzione agli eventi storico-politici non solo del microcosmo italiano ma dell’Europa in generale e “si deve puntare a sviluppare una energia interna all’ebraismo” conclude il demografo.
Mentre la conferenza si avvia alla conclusione dal pubblico giungono domande e riflessioni. Un ampio, profondo e coinvolgente dibattito prende vita. Alcuni chiedono quale sia la tendenza demografica degli ebrei nel mondo. Il professor Della Pergola risponde tranquillizzando i presenti e affermando che l’ebraismo non sta affatto subendo un drastico calo demografico: “Lo sviluppo socio economico di molte famiglie ha determinato un aumento del numero dei figli e ciò è avvenuto non solo nelle comunità italiane, ad esempio in Israele si vive un certo ottimismo, un senso positivo della vita, si fanno più figli”.
Chiude il dibattito il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni il quale, nel suo intervento, tiene a sottolineare come “nonostante il calo demografico la Comunità romana abbia registrato un picco in salita, è una sfida con successo, la Comunità è aumentata di mille unità in 10 anni. Ciò testimonia che l’idea di una comunità repulsiva è falsa”.
Valentina Della Seta
(ha collaborato Daniele Ascarelli)