Qui Torino – Festa e creatività

Sessantadue bossoli del Keren Kayemet LeIsrael per sessantadue anni di vita dello stato ebraico. L’originale installazione, posta all’entrata della Comunità ebraica di Torino, celebra l’anniversario della nascita di Israele, utilizzando simbolicamente le Kufsaot Ckhulot (scatole azzurre) della più antica organizzazione ecologica del mondo. “L’opera – spiega Inon Rozen, designer israeliano che, assieme a Roy Grinfeld, ha realizzato il progetto – è nata dall’idea di Sarah Kaminski, Consigliere alla cultura della Comunità, di festeggiare in modo diverso lo Yom ha Atzmaut di quest’anno. In particolare, Sarah ci aveva raccontato di quando a scuola, in Israele, ogni venerdì mattina, durante l’ora di educazione civica, riponeva assieme ai suoi compagni una monetina nella scatola del Keren Kayemet. Un contributo simbolico alla causa sionista”. Un gesto che racchiudeva in sé lo spirito e l’impegno della gente per la costituzione e il rafforzamento dello stato ebraico. “La Comunità di Torino” continua Rozen “ha circa centocinquanta bossoli, ciascuno dei quali racchiude una storia, alcuni peraltro molto vecchi. Per la nostra istallazione abbiamo chiesto al Keren Kayemet di Roma, con l’aiuto di Roberto Lanza, di inviarci alcune scatole azzurre”. L’opera, con la collaborazione dell’arevà di Torino Alex Licht e di Shai Rachlin è stata realizzata in modo semplice ma molto efficace, appendendo su dei fili trasparenti i sessantadue bossoli, una sorta di universo con pianeti in latta.
“E’ stato un modo” spiega la Kaminski, docente di ebraico all’università di Torino “per coinvolgere, attraverso la loro creatività, i giovani israeliani e la loro nuova associazione Tzabar, perché si sentano parte attiva di questa comunità. L’installazione in sé – continua la professoressa – celebra Yom ha Atzmaut, dando risalto a una delle istituzioni sioniste, che da oltre un secolo costituisce l’ossatura dello Yshuv prima e dello stato ebraico poi”. Il Keren Kayemet LeIsrael, infatti, nasce ufficialmente nel 1901, durante il Quinto Congresso Sionistico di Basilea, con l’obiettivo di raccogliere il denaro necessario per l’acquisto dei terreni di Eretz Israel. Da allora, l’impegno dell’organizzazione per la tutela e lo sviluppo della terra di Israele è incessante. KKl, come si legge nel sito ufficiale, “ha bonificato paludi e piantato più di 200 milioni di alberi, ha livellato il terreno per la costruzione di infrastrutture e case, ha aperto strade e costruito bacini idrici per la conservazione dell’acqua piovana, ha fatto indietreggiare il deserto creando spazio per gli abitanti del paese”.
L’origine della scatola azzurra risale invece al 1882, quando il professor Zvi Herman Shapira, docente di matematica, concepì l’idea della creazione del “Fondo nazionale”(Keren HaKayemet), presentando ai suoi colleghi la “Pushke”, in yiddish, la bussola di latta, in cui chiese di inserire qualche monetina in favore della causa.
Hakufsà Hackhulà ha rappresentato a lungo per molti ebrei, israeliani come della diaspora, un legame simbolico con la terra di Israele. Si leggano a riguardo le parole di Emanuele Pacifici nella sua autobiografia “Non ti voltare”. Pacifici, ricordando i giorni trascorsi alla scuola ebraica di Genova, scrisse: “Superata la scala si entrava nei locali della scuola e lì, subito a sinistra, messo in bella mostra, era appeso al muro il bossolo del Keren Kayemet Le Israel, di un azzurro intenso, con due Maghen David sulle due facce. Il bossolo era un po’ per me, anzi direi proprio irraggiungibile, ma aveva un grande fascino in quanto quel salvadanaio, completamente diverso da tutti gli altri, era la testimonianza tangibile che esisteva un legame fra me e Eretz Israel”.

Daniel Reichel