Qui Ferrara – Gadi Luzzatto Voghera racconta la mostra Origini del Libro ebraico in Italia

‘Origini del Libro ebraico in Italia’ è la mostra curata da Gadi Luzzatto Voghera in esposizione nella sala d’onore del Comune di Ferrara inaugurata in occasione della Festa del Libro ebraico in Italia, che resterà aperta al pubblico fino al 30 aprile. Si tratta di una rassegna che rende accessibili 22 esemplari dell’editoria ebraica fra cui incunaboli, cinquecentine ed edizioni rare per lo più appartenenti al Collegio Rabbinico Italiano e conservate nel Centro Bibliografico Ucei.
La mostra è stata realizzata con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Ferrara e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e grazie al contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
La ‘stampa’ ebraica in Italia ha un’antica tradizione, a partire dalla seconda metà del ‘400 ebbe inizio un’importante produzione di libri ebraici realizzati con matrici di lettere o parole appositamente prodotte da artigiani locali sia in metallo che in legno. Iniziato a Soncino nell’ultimo ventennio del ‘400, l’esercizio dell’arte tipografica da parte di imprenditori ebrei si diffuse in tutta Italia: Reggio Calabria, Napoli, Roma, Piove di Sacco, Bologna, Brescia, Mantova, Ferrara, Riva di Trento, Padova, Cremona. Ma fu a Venezia che l’attività tipografica assunse nel XVI secolo le caratteristiche di una vera e propria industria.
Abbiamo chiesto a Gadi Luzzatto Voghera di darci qualche cenno sulle opere in esposizione.
Gadi con quale criterio hai scelto i libri esposti nella mostra?
Ho dovuto privilegiare il criterio didattico perché avevamo poco spazio e poche risorse e quindi ho dovuto presentare diverse categorie di volumi. Certamente dovevamo dedicare uno spazio agli incunaboli…
Quali sono i volumi esposti nella mostra?
Il Talmud nella sua impaginazione impostata da Daniel Bomberg nel 1520 e accanto ad esso alcuni esempi di classici commentari alla Halakha, il Mishlé Torà di Maimonide e l’Arbà Turim, che sono le due fonti classiche della Halakhà. Quello che è interessante dire è che sono le due copie protagoniste della guerra di due stampatori cristiani. Vi è un volume del Pahad Itzhak che è un tributo alla città di Ferrara perché è stato scritto da Isaac Lampronti e un’opera linguistica, un dizionario per l’esattezza Zemach David e non poteva mancare la Bibbia nella sua versione classica e marrana. Da segnalare in più lo Zoar. Tutte queste opere vogliono dare un’idea della centralità dell’Italia nella stampa delle opere. Per fare qualche esempio la prima impresa tipografica ebraica fu avviata dalla famiglia dei Da Spira, ebrei tedeschi trasferiti nella cittadina di Soncino e che da essa trassero il nome. Fra il 1483 e il 1490 i Soncino pubblicarono 30 libri fra cui la prima edizione della Bibbia completa in ebraico, una serie di trattati del Talmúd, il Machazòr . Il maggiore fra gli stampatori Soncino fu Ghershom, unico stampatore ebreo in Italia a cavallo tra Quattro e Cinquecento.
Quale fra le opere esposte ti ha suscitato più emozione?
C’è un’opera pubblicata a Venezia nel 1609, si tratta di un esemplare unico al mondo, un’edizione di stampa precoce dell’Aggadà di Pesach con delle illustrazioni bellissime, viene da una collezione privata e dà un senso di come gli ebrei vivevano i libri: è sporco, scarabocchiato, ma bellissimo.
Che cosa hai provato nel curare una mostra di questo tipo, nel selezionare volumi così antichi rari e pregiati?
Io ho molto a che fare con i libri antichi dal momento che dirigo la Biblioteca ebraica di Venezia ed è una delle mie grandi gioie. Secondo me sarebbe però importante preservare questi volumi avviando una scansione. Una mostra di questo tipo è anche un modo per attivare una riflessione su che cosa si può e si deve fare per la loro conservazione.

Lucilla Efrati