…25 aprile

Liberazione. Una parola molto carica, diversa da quella altrettanto forte di “libertà”, che può anche caratterizzare uno stato di quiete e di immobilità. La liberazione è un movimento: uscita da una storia di schiavitù e travaglio, conquista della libertà. Per noi ebrei è l’’esodo dall’’Egitto. Il 25 aprile fu per gli ebrei che vivevano al Nord, nella parte d’’Italia ancora sotto il tallone dell’’occupazione nazista, possibilità di uscire all’’aria aperta, di abbandonare i nomi falsi che coprivano l’’appartenenza proibita alla “razza ebraica”, di non temere rastrellamenti, deportazioni, morte. Per gli altri, almeno per quelli che non avevano sostenuto il regime di Salò, la liberazione fu riappropriazione di sé stessi e del proprio libero arbitrio, sollievo all’’idea che la guerra fosse finita, e anche desiderio di ricostruire la patria in rovina, di riprendere le responsabilità perdute. Mancò quella vergogna, quel ritegno che avevano accompagnato la liberazione dei campi, come ce lo ha raccontato, per sempre, PrimoLevi. La folla riempì gioiosa le strade, nella confusione, quel 25 aprile di sessantacinque anni fa.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma