Liberazione e rivoluzione
Ancora sul 25 aprile 2010. Due le novità importanti sul piano lessicale: «riunificazione» e «libertà». Su quest’ultima ha già scritto Anna Foa, e personalmente mi limito a sostenere che è sbagliato sostituirla a «liberazione». Vorrei riflettere sulla prima: riunificare l’Italia, nel 2010, è obiettivo ambizioso e difficilissimo. Che non consiste solo nel ridurre le differenze scandalose tra Nord e Sud, ma anche, per esempio, nel favorire un’integrazione reale degli stranieri sempre più numerosi, e nel garantire a ogni persona uguali opportunità e tutele.
A Roma viene impedito di parlare a Renata Polverini, presidente del Lazio. Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, viene colpito per averla difesa e in segno di solidarietà rinuncia a parlare. A contestare in questo modo indegno è una sparuta rappresentanza di autonomi. Tale è la rabbia nei confronti della presidente berlusconiana che le bandiere israeliane della Brigata ebraica, stranamente, non sono fischiate. Per questa gente la Liberazione è sempre stata una «rivoluzione mancata», ma oggi rischia di essere percepita anche come una «Liberazione mancata». Sbagliavano prima e sbagliano adesso. Perché lo stato democratico frutto della Resistenza, pur tra i suoi molti problemi, non può in alcun modo essere paragonato alla dittatura nazi-fascista. Ma non bisogna ignorare quanto l’Italia odierna possa apparire intollerabilmente ingiusta, corrotta, priva di futuro. È per questa ragione che occorre moltiplicare gli sforzi per «riunificare» l’Italia: a questo Tikkun, come ebrei, possiamo e dobbiamo contribuire.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas