Qui Milano – Il mitico Zio Coso sale in scena
Lo Zio Coso sale in scena. E Alla ricerca dello Zio Coso è il titolo della trasposizione teatrale del romanzo di Alessandro Schwed (Ponte alle Grazie), allestito a Milano al Teatro Ringhiera dal 27 aprile.
C’è grande passione nelle parole del regista triestino Alessandro Marinuzzi, mentre racconta del suo rapporto personale e artistico con Alessandro Schwed, il Giga Melik del settimanale satirico Il Male negli anni ‘70, e soprattutto con il suo romanzo Lo Zio Coso. Due artisti uniti dalla sensibilità verso il paradosso e verso una lettura in chiave umorista del mondo circostante. Temi che ben emergono nell’opera Lo Zio Coso dove il protagonista, in treno verso l’Ungheria, si convince che la Seconda guerra mondiale e i suoi orrori non siano mai avvenuti.
Paradossalmente questo succede proprio mentre si sta recando in visita a uno zio, di cui dimentica persino il nome, per ascoltare la storia della sua esperienza ad Auschwitz.
Alessandro Marinuzzi, come nasce il suo incontro con Lo Zio Coso?
Questo spettacolo è il frutto di una combinazione fortunata e di un percorso che giunge finalmente a compimento dopo diversi anni. Nell’estate del 2005, al Festival di Montalcino, incontrai per caso una cara amica, Erina, che mi presentò il marito, Alessandro Schwed. Tra noi si creò una forte sintonia. Il romanzo era appena uscito.
Quando lo lessi, mi colpì profondamente. In occasione della Giornata della Memoria del 2009, ho avuto la possibilità di portarne una lettura al Teatro Club di Udine. Quello di Milano sarà uno spettacolo completo.
Quale aspetto del libro ha catturato la sua attenzione?
Mi ha colpito particolarmente il tema dei negazionismi, e della parodia della storia che diventa parodia anche dell’attualità: mi ha sempre interessato. Nei confronti di quest’opera ho provato subito un grande coinvolgimento emotivo. Portarla in scena rappresenta una mia sfida personale al Male, nel senso più assoluto del termine.
Qual è il meccanismo attraverso cui dalla lettura di un testo, lei arriva alla trasposizione teatrale?
Leggendo alcune opere, sia scritte per il teatro, sia semplici romanzi, mi capita di provare l’impulso, quasi la necessità, di vederli in scena. Significa entrare fisicamente all’interno del testo, vivendolo come un enigma da risolvere per portarne poi il risultato in teatro. Per Lo Zio Coso, questo sentimento è nato ancora prima di terminare il libro. Ho cominciato a immaginare i personaggi come interpretati dagli attori con cui da anni collaboro, Paolo Fagiolo e Marcela Serli. Nell’ambito di questa operazione culturale non finisco mai di scoprire nuovi aspetti del romanzo.
Il titolo del romanzo di Schwed è Lo Zio Coso, lei ha scelto di ampliarlo in Alla ricerca dello Zio Coso. Come mai questo cambiamento?
Lo spettacolo è basato su un mio progetto di elaborazione de Lo Zio Coso, che non ha la pretesa di porsi come sua riduzione ufficiale. Vuole rappresentare la ricerca non solo dello Zio Coso, ma anche del romanzo stesso, e di una risposta alla sua domanda fondamentale: come guardare nella direzione del male per conoscerlo, ma anche per difendersene.
Rossella Tercatin
“Alla ricerca dello zio coso” da martedì 27 a giovedì 29 aprile alle 20.45,
Teatro Ringhiera Via Boifava 17, Milano tel 02 84892195
di Alessandro Schwed e Alessandro Marinuzzi
testo di Alessandro Schwed
drammaturgia di Alessandro Marinuzzi
dal romanzo “Lo zio Coso” di Alessandro Schwed
progetto e regia di Alessandro Marinuzzi