Qui Londra – Verso il voto fra le incertezze

Il 6 Maggio prossimo la Gran Bretagna andrà al voto.
Fino a qualche settimana fa, l’esito delle elezioni sembrava scontato. Dopo 13 anni di governo, con un primo ministro, Gordon Brown (nell’immagine a fianco), ai minimi negli indici di gradimento e una crisi finanziaria spaventosa, i Laburisti erano dati per spacciati. David Cameron, leader dei Conservatori, poteva vedersi, con una certa sicurezza, già al numero 10 di Downing Street.
Ma, dopo la pubblicazione dei sondaggi in seguito al primo dibattito televisivo tra i leader dei tre principali partiti (Labour, Conservative e Liberal Democrat), questa previsione è stata completamente smentita: i Liberal Democrats, grazie alla convincente prova del loro capo Nick Clegg, si sono trovati in prima posizione, con più del 30% dei consensi.
Stanchi dei Laburisti ma non del tutto convinti dall’aristocratico David Cameron, gli elettori inglesi stanno sempre di più volgendosi verso il partito Liberal Democratico, considerato come l’unico vero elemento di rottura rispetto agli anni passati.
I numerosi casi di corruzione che hanno toccato i due principali partiti ed il fallimento di un modello economico sviluppato dalla Thatcher e portato avanti dal New Labour, hanno generato una voglia di cambiamento che Nick Clegg ha saputo fare sua grazie al suo programma di riforme istituzionali e al suo essere percepito come il nuovo.
Molti analisti prevedono che il risultato delle elezioni sarà un hung parliament, in altre parole un parlamento nel quale nessuno dei partiti avrà la maggioranza e si dovrà quindi ricorrere ad un governo di coalizione.
In questo straordinario clima d’incertezza (l’ultimo hung parliament risale al 1974) ogni voto è fondamentale ed il voto ebraico avrà un peso decisivo in importanti collegi elettorali come quelli di Finchley/Golders Green ed Hampstead nel Nord di Londra o quello di Salford, nella periferia di Manchester, dove una numerosa comunità ultra-ortodossa vive vicina a un quartiere di case popolari nel quale l’estrema destra sta raccogliendo ampi consensi.
Altamente simbolico il duello nell’Est della Capitale, dove nell’economicamente depressa Barking si fronteggiano Nick Griffin, segretario dello xenofobo British National Party e il Ministro Laburista Margaret Hodge, nata in Egitto da una famiglia di rifugiati Ashkenaziti. Il BNP vorrebbe piazzare un suo uomo a Westminster per la prima volta ed a Barking conta già 12 consiglieri nella giunta locale.
Il New Labour ha dimostrato una grande attenzione per il mondo ebraico: il rabbino capo Jonathan Sacks è stato un importante interlocutore di Tony Blair mentre Gordon Brown ha voluto la figlia di Sacks, Gila, nel suo team a Downing Street.
La crisi economica, alcune vicende legate a Israele (per esempio il sospetto uso di passaporti britannici a Dubai da parte del Mossad) e lo scandalo JFS hanno allontanato l’opinione pubblica ebraica dal governo.
In Inghilterra, gli ebrei votano generalmente per i Conservatori (ricordiamoci che la Thatcher era la rappresentante del collegio di Finchley/Golders Green, la zona con la più alta densità di ebrei del Regno Unito).
Il programma ideologico di Cameron, la teoria della Big Society, una società dove la presenza dello Stato è ridotta per lasciare spazio alle scelte e all’intraprendenza dei cittadini intesi come individui e collettività è visto di buon occhio all’interno della Comunità ebraica con il suo sistema di scuole e il suo welfare.
Ma l’alleanza dei Conservatori a Bruxelles con partiti antisemiti di estrema destra dell’Est Europa desta preoccupazione.
I Liberal-Democratici di Cleggs dal canto loro hanno un problema serio: il loro atteggiamento verso Israele potrebbe alienare il voto ebraico. Esponenti importanti del partito come la Baronessa Tonge e Lord Wallace hanno espresso opinioni controverse e shockanti sul conflitto Israelo-Palestinese. La Tonge ha giustificato l’uso dei kamikaze da parte dei Palestinesi e ha chiesto un’indagine per accertare se davvero l’équipes mediche mandate da Israele a Haiti dopo il terremoto erano lì per raccogliere organi umani.
Lo stesso Clegg ha partecipato ad una cena organizzata dal miliardario Nadhmi Auchi, l’anglo-iracheno finanziatore del più virulento sito antisionista inglese.
Ci sono ancora due settimane di campagna elettorale e tutto è ancora da giocare.

Rocco Giansante