Moked – Nel mare immenso del Talmud

L’importanza di studiare insieme il Talmud, il ruolo del maestro e l’attualità di questa complicata e immensa opera. Parliamo di questo e di molto altro con rav Gianfranco Di Segni, che al Moked primaverile di quest’anno, ha tenuto ieri una lezione di gruppo sul Talmud dal significativo nome Chavruta (studiare insieme).
Tradizionalmente il Talmud nelle Yeshivot, e in forma diversa anche in questo Moked, si studia insieme ai compagni e con un maestro. Qual è l’importanza di questi due elementi?
Innanzitutto bisogna dire che il Talmud, assieme alla Bibbia, è l’opera principale della trasmissione della cultura ebraica, sono le due colonne portanti della nostra tradizione. In realtà sono da considerare un tutt’uno, perché il Talmud è l’integrazione della Torah, è la Torah scritta che accompagna la Torah orale. Per la comprensione e la trasmissione del Talmud è necessario che sia tramandata da maestro ad allievo, o da genitore a figlio se il genitore è in grado di insegnare. Il Talmud è un messaggio molto complesso, sintetico ed è impossibile capire ed entrare nella logica di questa opera senza un maestro. Ma l’impostazione è diversa da una lezione universitaria: da secoli nelle Yeshivot gli allievi si dividono in coppie, cercando autonomamente di capire ed indagare i significati del testo talmudico del giorno. Dopo questo momento, tutti gli studenti si riuniscono per ascoltare la lezione generale del Rosh haYeshiva, del maestro. Lo studio del Talmud dunque è si compone sia di un lavoro autonomo del allievo sia della più classica lezione frontale.
Qual è il pregio di questo metodo?
In questa maniera si arriva meglio alla comprensione del testo, si ricorda meglio; lo sforzo, la fatica aiutano a capire e memorizzare i brani. Il Talmud è intenzionalmente scritto in maniera sintetica, criptica, di difficile comprensione. E’ in aramaico, non ci sono i segni di punteggiatura né delle vocali né i segni d’interpunzione, quindi spesso non si capisce se la frase è una domanda o un’affermazione. Per questo è indispensabile la presenza di un maestro e, ovviamente, l’ausilio dei commentatori come Rashì, senza il quale sarebbe praticamente impossibile lavorare.
Al Moked è stato adottata una modalità un po’ diversa dalla Yeshiva. La lezione, che abbiamo chiamato Chevruta, da Haver, compagno, si svolge a gruppi in cui ci sarà qualcuno di più esperto in modo da facilitare la comprensione di tutti e poi faremo una sessione insieme.
Come si è svolta la lezione e di cosa tratta?
C’è stata un’introduzione sulla struttura del Talmud e in merito al brano che ho scelto, poi lo studio a gruppi e infine una lezione insieme per vedere cosa ogni gruppo ha capito. Il brano che ho scelto per la prima sessione, visto che l’argomento della convention è i marrani, è preso dal trattato di Sanhedrin che parla dell’epoca del messia. La connessione con il marranesimo è chiara perché i marrani erano ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo ed accettare formalmente la messianicità di Gesù, che la religione ebraica non riconosce. E’ interessante vedere nel Talmud come e con quali segni è descritta la venuta del messia, in questo modo si può comprendere il motivo del distacco fra ebraismo e cristianesimo in merito proprio alla messianicità di Gesù. L’idea è di dare un assaggio di quello che è il Talmud e come si studia, ma chiaramente solo un assaggio, l’auspicio è che poi si continui questo tipo di lavoro nelle proprie comunità.
Che valenza ha nel presente lo studio del Talmud? E’ ancora attuale?
Il Talmud è un’opera di dimensioni enciclopediche, sono venti volumi come la Treccani, è vastissimo non a caso viene chiamato il mare del Talmud. E’ dunque difficile trovare un argomento, attuale o meno, che non sia trattato estesamente o per allusioni. Ad esempio, ci sono riferimenti alla bioetica: si parla del problema della definizione dell’inizio della vita, da cui dipende anche la liceità o meno di eseguire l’aborto. Secondo il Talmud, l’embrione fino a quaranta giorni dal concepimento, è semplice acqua, quindi non è una vita umana. Da qui deriva il fatto che, per quanto sia vietato, l’aborto, in questo lasso di tempo, non è considerato omicidio.
Quali competenze bisogna avere per poter studiare un’opera così complessa?
Per approcciarsi al Talmud bisogna avere ovviamente delle conoscenze elementari di cultura e lingua ebraica, sapere un po’ di aramaico, poi certo per una comprensione più chiara ci sono i commentatori e i maestri. Comunque delle basi minime devono esserci, altrimenti sarebbe come studiare il calcolo differenziale senza aver sapere le quattro operazioni elementari.
In merito allo studio del Talmud si è diffusa da molti anni un‘attività molto popolare, si chiama Seder Limud: ogni giorno in tutto il mondo ci son gruppi o singoli che studiano la stessa pagina del Talmud, il Daf Yomì o foglio giornaliero. In sette anni si concludono le circa 2 mila 500 pagine dell’opera. I fogli stampati sono gli stessi in tutte le edizioni, dalla versione di Bomberg del 1500 che ha fissato la struttura del Talmud, nel senso che quando si indica per esempio un trattato di Sanhedrin 37 tutti sanno qual è quella pagina.
Un’altra cosa da segnalare è che il prossimo novembre si concluderà l’edizione del Talmud tradotta e commentata da rav Adin Steinsaltz, uscirà infatti l’ultimo trattato a cui seguiranno manifestazioni e festeggiamenti in tutto il mondo. In Italia lo studio del testo talmudico si è diffuso proprio grazie all’edizione Steinsaltz che ha il vantaggio di essere punteggiata e tradotta in ebraico moderno, con spiegazioni e approfondimenti. Alcuni criticano il lavoro del rav Steinsaltz proprio perché ritengono che faciliti troppo la studio: se tutto è spiegato, non si devono fare molti sforzi, non si memorizza bene il testo, non lo si fa proprio e si tende poi a dimenticarlo.
In ogni caso l’opera di Steinsaltz è di grandissimo valore e speriamo che la nostra generazione possa portare avanti la traduzione del Talmud in italiano. Diciamo che questo Moked potrebbe essere un augurio perché ciò avvenga.

Daniel Reichel