…corteggiamenti

Obama invita Elie Wiesel a pranzo alla Casa Bianca, Hillary Clinton rivendica al presidente democratico Harry Truman il merito di aver riconosciuto Israele appena 11 minuti dopo la nascita, Robert Gates definisce unica la partnership strategica con Gerusalemme, Jim Jones fa pubblico mea culpa per una barzelletta sconveniente, David Axelrod fa incetta di inviti a serate di gala delle maggiori organizzazioni ebraiche americane e Rahm Emanuel va in tv ad assicurare che Washington non vorrà mai imporre nulla a Israele in Medio Oriente. Dopo i giorni della crisi ora siamo passati alla stagione del corteggiamento nell’approccio dell’amministrazione Obama a Israele. Il motivo? Basta ascoltare Chuck Schumer, senatore democratico di New York e alleato di ferro di Obama al Congresso su Sanità pubblica e riforma finanziaria, quando ricorda: “Da Oslo in poi ogni volta che Israele ha siglato accordi di pace con i palestinesi lo ha fatto perché si sentiva garantita dall’alleanza di ferro con l’America, se l’alleanza viene meno Israele non si sentirà sicura quanto serve per l’accordo sullo status definitivo dei confini”.

Maurizio Molinari, giornalista