…Israele

Nei giorni scorsi molti si sono meravigliati dello scontro in atto nella diaspora ebraica europea a proposito dei due manifesti che chiedono un’adesione “per Israele” e contro il rischio della sua scomparsa: il primo per dire che occorre che Israele cambi politica; il secondo per sostenere quella che c’è. Mi chiedo: a parte “tifare” per qualcuno, si può pensare di fare qualcosa di più significativo? In altre parole non sarebbe il caso di fare uno sforzo maggiore? Il rischio della scomparsa di Israele rende manifesto un fatto: ciò che è messo in dubbio è la capacità degli ebrei della diaspora di produrre cultura ebraica e lo è perché oggi Israele è non solo la realtà che produce cultura ebraica, ma la produce attraverso uno strumento che è “universalistico”, ovvero una lingua ebraica viva. Pensare di essere dei soggetti attivi e culturalmente vivi, e non solo dei supporters, significa far parte del club di coloro che la usano e con quello strumento, creano qualcosa. O almeno, più modestamente, ci provano.

David Bidussa, storico sociale delle idee