Qui Milano – Come cambia l’antisemitismo
Come cambia l’antisemitismo? Quali sono le forme in cui oggi si manifesta? E soprattutto, con quale approccio occorre contrastarlo?
A cercare di dare una risposta a queste domande è stato un convegno organizzato da Comunità Ebraica di Milano, Fondazione Centro di documentazione contemporanea, Associazione Hans Jonas e Associazione Italia Israele.
Dopo il saluto del presidente della Comunità Leone Soued, ha introdotto gli interventi David Meghnagi dell’Università di Roma Tre. Il professor Meghnagi ha suggerito di analizzare il fenomeno dell’antisemitismo sotto diversi aspetti, le sue forme classiche, le nuove derive e in particolare le sue manifestazioni nel web e infine il rapporto fra Israele e le Nazioni Unite. “Israele è l’unico Stato al mondo nato per volontà dell’Onu, eppure è quello che riceve il maggior numero di condanne in assoluto – ha sottolineato – Non ha diritto a far parte di una organizzazione regionale, né che venga il suo turno a sedere nel Consiglio di sicurezza. Lo Stato degli ebrei è diventato l’ebreo degli Stati”.
Adriana Goldstaub e Betti Guetta, dell’Osservatorio del pregiudizio antiebraico del Cdec sono invece entrate nei dettagli della situazione del nostro paese.
La dottoressa Goldstaub ha parlato delle forme e dei veicoli di diffusione dei pregiudizi antiebraici, in particolare i movimenti di estrema destra ed estrema sinistra, alcuni ambienti cattolici integralisti, vicini al movimento lefebvriano, e il fondamentalismo islamico. Betti Guetta ha evidenziato che, sebbene in Italia il numero di episodi di antisemitismo sia molto minore che negli altri stati europei, esiste una preoccupante tendenza di legittimazione sociale dell’antisemitismo che, dopo la Shoah, sembrava scomparsa per sempre. “Grazie a Internet trovare materiale antisemita e negazionista è diventato semplice – ha chiarito – Queste idee, che spesso appaiono rivestiste da un’autorità pseudo scientifica circolano liberamente e vengono assorbite da molta gente, specie fra i giovani. Così si crea nella percezione di tanti una sorta di diritto a essere antisemiti, anche perché la conoscenza di persone di religione ebraica, e sull’ebraismo in generale, è scarsa”.
In questo modo è più facile dare vita a manifestazioni come le due conferenze dell’Onu contro il razzismo di Durban I e Durban II nel 2001 e 2009, dove due incontri per parlare di diritti umani sono diventati il palcoscenico contro Israele, per Stati che questi diritti li calpestano quotidianamente.
A raccontare la sua esperienza in queste conferenze e in particolare in quella del 2009 a Ginevra è stato Hillel Neuer direttore esecutivo della Un Watch, organizzazione che si occupa di vigilare dell’aderenza dell’Onu alle sue stesse Carte fondamentali. Neuer ha ricordato il successo dell’iniziativa che l’Un Watch ha promosso in parallelo in quei giorni, il Geneva Summit for Human Rights, Tolerance and Democracy, in cui sono intervenuti dissidenti di tanti paesi in cui i diritti umani sono costantemente violati, oltre che figure di rilievo del panorama culturale e politico mondiale, chiudendo con una speranza “I giorni di Ginevra hanno dimostrato che se siamo uniti, intelligenti e ben organizzati, possiamo davvero fare la differenza”.
Rossella Tercatin