…numeri
Alla vigilia della Parashà di Bemidbar (Numeri), è lecito anche a un demografo (e non solo ai Rabbini) esprimere un pensiero sul censimento della popolazione che avviene nel secondo anno dall’uscita dall’Egitto. La domanda primaria è se 70 persone che erano scese in Egitto (in realtà 67, perché Er e Onan erano già morti prima, e Dina era l’unica donna menzionata, ma i calcoli si riferiscono ai soli uomini) potevano divenire oltre 600 mila uomini in grado di portare armi, come specificato nel censimento. Bene, se si considera il testo che indica un periodo di 430 anni di permanenza in Egitto, questa crescita imponente sarebbe stata possibile a un ritmo di crescita annuale del 2,14 per cento, che non è poi un tasso di interesse cosí fantastico. Per raggiungere questo, i modelli demografici richiedono una combinazione fra una durata della vita di 40 anni (come in effetti avvenne nel deserto) e una fecondità media di sei figli per donna (come esplicitamente spiega Rashi nel suo commento a Esodo, 1,7). Dal successivo censimento nella Parashà di Pinhas, potremo calcolare che nel deserto (dove la popolazione ebraica si era mantenuta quasi stazionaria) con gli stessi 40 anni di durata della vita, la fecondità era stata in media di 3,4 figli. Invece, in terra d’Israele, prima dell’Egitto, i 53 figli maschi dei 12 figli di Giacobbe, ossia in media 4,4 al netto della mortalità infantile, dovevano essere i sopravviventi di 8,6 nascite. Dunque la natalità doveva essere stata massima in Terra d’Israele, intermedia in Egitto, e minima nel deserto. Forse un’indicazione di una gerarchia di valori non solamente demografica.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme