Qui Casale – Oyoyoy prende quota

Giornate intense a Casale Monferrato, centro del Festival di cultura ebraica Oyoyoy, arrivato quest’anno alla sua quinta edizione. Con la credibilità acquisita nel corso di questi anni il Festival è divenuto una delle manifestazioni più significative del territorio. La pensa così il sindaco del comune di Casale, Giorgio Demezzi, che si dice compiaciuto della “sinergia venutasi a creare tra la nostra città e la sua antica Comunità ebraica”, unite nello sforzo di costituire e promuovere, attraverso attività culturali di alto profilo, “un’indispensabile coscienza del proprio passato e della storia del proprio territorio”. È “grazie al successo conseguito dal Festival che quest’anno si è potuto attivare anche una stagione autunnale, pensata soprattutto a beneficio delle scuole e dei giovani”, spiegano gli organizzatori.
Nucleo centrale della quinta edizione di Oyoyoy sono le mostre dedicate a tre campioni dell’arte ebraica contemporanea: Marc Chagall, Emanuele Luzzati e Aldo Mondino. Ieri è stata la volta dell’inaugurazione de “Il mondo ebraico di Emanuele Luzzati”, esposizione di disegni, calcografie, serigrafie, incisioni e ceramiche del grande artista genovese allestita nella sala mostre della sinagoga di Casale. Ad introdurre l’esposizione, insieme alla vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti, era presente anche il direttore del Museo Luzzati di Genova Sergio Noberini, il quale ha discusso insieme al professor Ugo Volli dell’arte figurativa ebraica e di Emanuele Luzzati. Il Museo Luzzati di Genova, aperto dal 2001 nel porto antico del capoluogo ligure, ha curato l’allestimento della mostra con l’appoggio della Fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica a Casale Monferrato e nel Piemonte orientale. “Il filone ebraico – viene spiegato al variegato pubblico, soprattutto alla sua parte più giovane – è centrale nella produzione artistica di Luzzati”.
La giornata casalese prosegue all’interno della sinagoga – una delle più belle sinagoghe di tutta Europa, fiore all’occhiello dell’ebraismo piemontese e italiano – con la presentazione del nuovo romanzo dello storico e giornalista Massimo Lomonaco, La caccia di Salomon Klein. A fare gli onori di casa, insieme alla De Benedetti, è il padrone di casa, il vicepresidente della Comunità ebraica di Casale Elio Carmi, che si unisce al sindaco Demezzi nel sottolineare l’apporto ebraico al fermento culturale che la città di Casale sta vivendo. Ad introdurre il volume, insieme all’autore, l’attrice italo-etiope Caterina Deregibus Ayelè, la quale ne legge alcune pagine significative.
La caccia di Salomon Klein è un romanzo in cui s’intrecciano verità storiche e vicende e caratterizzazioni immaginarie: il protagonista è un ebreo tedesco appartenente alla categoria dei cosiddetti ebrei lontani, calati nella vita diasporica e distaccati dalla vita religiosa ebraica. L’avvento del nazismo lo costringe ad abbandonare l’amata Germania per trovare rifugio in Palestina. “Qui comincia l’immaginazione storica”, dichiara Lomonaco. Un distaccamento delle truppe del generale Rommel impegnate ad El Alamein penetra in Palestina (allora sotto il mandato britannico) per sondare il territorio, cercare alleanze con gli arabi e predisporre l’occupazione nazista di Gerusalemme. Le strutture del futuro Stato ebraico si mobilitano per bloccare sul nascere i piani delle SS, e il protagonista viene scelto personalmente da Ben Gurion per guidare un gruppo di combattenti del Palmach: la missione affidatagli è scovare e neutralizzare le camicie brune infiltrate in Palestina. Ha così inizio la caccia di Salomon Klein. “Il motivo per cui Salomon viene scelto – spiega l’autore – non è la sua esperienza militare (Klein aveva combattuto nelle Brigate Internazionali durante la Guerra di Spagna). Ben Gurion lo sceglie perché sa che Salomon ha un conto in sospeso con la sua Germania, la sua Vaterland, Patria, che lo ha ingiustamente escluso dal suo seno”. Ma il protagonista non è solo l’oggetto passivo di una scelta. “Salomon compie la sua decisione – continua Lomonaco – sceglie il popolo ebraico, sceglie la militanza sionista, sceglie di ritornare alle sue origini e di combattere quella Germania in cui, fino a pochi anni prima, si era sempre identificato”.
Aspetto rilevante della cultura ebraica locale è certamente quello gastronomico, non dimenticato dagli organizzatori: tipiche ricette giudico-monferrine vengono offerte al palato del pubblico con l’aperitivo kasher curato dallo chef Roberto Robotti, il quale si sofferma a discutere con i buongustai incuriositi e con le signore della comunità ebraica, depositarie di un’antico sapere culinario.
Terminato il pranzo il pubblico si divide: chi parte per altre destinazioni del Piemonte orientale ebraico, dove Oyoyoy ha organizzato altre iniziative (nella vicina Vercelli il presidente dell’Associazione medici ebrei Giorgio Mortara tiene una conferenza sul giuramento di Ippocrate nella tradizione ebraica); chi a visitare le sinagoghe di Moncalvo, Cherasco o Carmagnola, chi invece si ferma a Casale e, cartina alla mano, si reca al Castello Paleologo dove sono esposte le acqueforti di Marc Chagall.

M.D.